Pubblicato il: 10/06/2022Categorie: La Caritas si racconta, StorieTag:

Il Centro Diurno “L’Incontro” di Como ha sede nei locali attigui alla chiesa di San Donnino in via Giovio 42.
Il Centro è un luogo di accoglienza e di socializzazione voluto dalla Caritas diocesana – con la collaborazione della parrocchia della Città Murata – per le persone sole, senza dimora, stranieri e italiani che vivono ai margini della società.
L’esigenza di far nascere il Centro Diurno è sorta nel corso del tempo soprattutto attraverso l’esperienza fatta al servizio di Porta Aperta. All’ufficio della Caritas diocesana, infatti, si è capito che oltre a dare una risposta ai bisogni prioritari (cibo, vestiti, lavoro, assistenza sanitaria e così via) occorreva offrire a queste persone un luogo di incontro per trascorrere la giornata insieme. Ecco la preziosa testimonianza dell’esperienza fatta al Centro dalla volontaria. Raffaella

Raffaella, volontaria: «Ogni volta nascono relazioni fatte di semplicità e di condivisione»

Giugno 2022 – Quando per caso le persone vengono a conoscenza del mio volontariato al Centro Diurno e mi chiedono qual è il mio compito rispondo sempre che servo il caffè e che non svolgo niente di speciale. Faccio infatti fatica a spiegare, in una manciata di parole, la realtà così particolare nella quale sono volontaria.

Mi piace pensare al Centro Diurno come a una casa affollata, una sorta di porto di mare dove le persone vanno e vengono per libera scelta. Non si tratta di un servizio che risponde alle esigenze primarie degli individui: al Centro Diurno le persone scelgono di venire e stare. Ad accoglierli c’è uno spazio dove si può sempre trovare un caffè caldo e un dolcetto, qualcuno con cui fare una partita a scacchi o a carte e… un tetto, cosa che non guasta quando fuori diluvia o ci sono 35 gradi e tu non hai una casa. Ma credo che ci sia molto altro ancora.

C’è la possibilità di costruire relazioni, di creare legami e di scoprire o riscoprire abilità e competenze che erano sopite nelle persone, ospiti o volontari, non credo sia molto diverso. Io sto imparando che per costruire i ponti che legano le persone ci vuole tempo, che le relazioni non si instaurano solo perché tu sei lì e sei un volontario. No. Le relazioni nascono quando è il momento che i nostri ospiti ritengono giusto per loro, perché “ti hanno preso le misure” e hanno capito che possono fidarsi di te. Allora ti raccontano della loro famiglia rimasta al paese di origine, del lavoro che hanno fatto e gli occhi si illuminano se chiedi un consiglio o un aiuto, ad esempio per capire che tipo di pianta sia quella che hai visto il giorno prima in un giardino…

Tutti al Centro Diurno mi hanno insegnato qualcosa. Ci sono persone che hanno detto frasi terribili per provocarmi, mi hanno accusata di non capire niente di loro e della loro vita, dato che io non so come possa essere vivere per strada, senza certezze e in mezzo al disinteresse generale. E poi magari le stesse persone mi hanno detto cose di una profondità tale che raramente mi è capitato di sentire. Con altre ho condiviso la preoccupazione per il futuro dei nostri figli, ho scambiato ricette e ricordi di quando eravamo piccoli e ci veniva comprato il gelato; ho persino imparato come si pulisce la piastra del ferro da stiro!

Sono piccole cose, vero, non cambieranno la realtà dei nostri ospiti, ma io so che hanno cambiato me e il mio entrare in relazione con loro. Oggi, ad esempio, un ospite che conosco da anni, mi ha chiamato per la prima volta per nome e io continuo a sorridere nel ripensarci. Non sono più “signora” ma sono “io”: mi è stata riconosciuta un’identità e per un attimo, a livello di pelle, ho percepito cosa debba essere per loro esserne privi perché ignorati dalla collettività.

Non sempre è facile essere un volontario del Centro Diurno. La cosa più faticosa è essere consapevole che non puoi cambiare la condizione di queste persone e spesso è davvero difficile fare i conti con questa realtà; tuttavia ho imparato altresì che possiamo contribuire a far vivere in modo più sereno l’attimo in cui sono con noi.

Raffaella, volontaria

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