Pubblicato il: 26/10/2015Categorie: Editoriali, News

26 ottobre 2015 – «È nel solco del Vademecum dei Vescovi italiani che ho chiesto agli Uffici diocesani Caritas e Migranti di aiutarci ad elaborare alcune linee guida per stimolare l’opera di accoglienza. Il Santo Padre, fin dal suo primo viaggio apostolico all’Isola di Lampedusa, e poi in maniera esplicita nel corso dell’Angelus del 6 settembre scorso, ci ha invitato a spalancare le porte dell’accoglienza per saper offrire a chi arriva “una speranza concreta”. Soprattutto alla vigilia di questo grande Giubileo della Misericordia, che chiama ciascun credente e le comunità cristiane a essere non solo beneficiari ma anche artefici della divina misericordia divina».

Con queste parole il vescovo di Como, mons. Diego Coletti, ha presentato il 20 ottobre 2015 le Linee-guida diocesane per l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati. Un documento importante che vuole essere guida e strumento di sensibilizzazione per tutta la comunità diocesana sul tema dell’accoglienza dei migranti.

«Il mio invito – sottolinea mons. Coletti – è che le parrocchie, i vicariati, le associazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana, le comunità religiose e più in generale ogni fedele laico battezzato, sentano come rivolto a se stessi l’appello del Papa, “rinnovando – come affermano i Vescovi italiani – la disponibilità a curare le ferite di chi è in fuga con la solidarietà e l’attenzione, riscoprendo la forza liberante delle opere di misericordia corporale e spirituale. L’appello del Papa non trova impreparata la nostra Chiesa. Infatti, la diocesi di Como, tramite la Caritas e la rete delle parrocchie, ha già aperto le sue porte a quasi duecento richiedenti asilo, e si vede già da molto tempo impegnata ad affiancare in vario modo le realtà civili impegnate nell’opera di accoglienza. Ringrazio di cuore la Caritas Diocesana e l’Ufficio Migranti della Diocesi per il lavoro svolto che ora consegno alle nostre comunità».

Prendendo spunto da questa riflessione e commentando le Linee guida della Diocesi, il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi, coglie l’occasione per una breve riflessione sull’argomento.

«Questo passo è a mio parere molto positivo, perché finalmente la Chiesa diocesana, tenendo conto anche delle recenti indicazioni della Cei, si esprime in modo ufficiale sul fenomeno delle migrazioni – che sta diventando strutturale nella nostra società – investendo i suoi Uffici e l’intero Consiglio pastorale diocesano.

Sono da sempre convinto che l’accoglienza dei profughi debba avere un approccio “corale”, una forte passione che spinga soprattutto la Chiesa – come ci ricorda il Santo Padre – a essere “in uscita” e fedele ai poveri. Ma attenzione: la fedeltà ai poveri la si ottiene se ci si conforma alla loro stessa vita e, in particolare, a quella dei migranti che giungono a noi in cerca di aiuto.

Ora che il cammino è tracciato, occorre rendere concrete queste linee operative. Come?

È da sempre mio convincimento che dobbiamo sensibilizzare e coinvolgere soprattutto le parrocchie e le loro comunità di fronte al problema dell’accoglienza. Proprio in queste ultime settimane, dopo aver posto all’attenzione questa esigenza, abbiamo ricevuto da alcuni parroci risposte positive e la disponibilità ad accogliere nelle loro strutture diverse persone. Ciò mi rende felice e fiducioso per il futuro.

Fiducioso anche sulla buona volontà di famiglie e persone delle varie comunità ad aprire le porte delle loro case, soprattutto nei confronti dei migranti che dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno devono uscire dalle strutture di accoglienza convenzionate e hanno la necessità di un alloggio. Al momento queste persone sono circa una trentina, ma nei prossimi mesi sono probabilmente destinate ad aumentare.

Ecco, allora, che si fa concreta l’idea di una Chiesa che vive il principio della corresponsabilità, dove i fedeli laici devono avere una parte preponderante sia nella disponibilità a vivere un ruolo attivo nell’accoglienza (penso ai tanti volontari impegnati) sia nell’azione di stimolo per l’intera società civile (penso all’impegno politico e a livello sociale). La strada da fare è ancora tanta, ma i segnali positivi fortunatamente ci sono e ci danno forza e vigore per continuare la nostra missione di “dare voce a chi non ha voce”».

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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