15 dicembre 2020 – Una situazione al di là di ogni immaginazione. In una dura lettera inviata al presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina Zoran Tegeltija, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic ha chiesto conto della crisi umanitaria in corso nel Cantone di Una Sana, al confine tra Bosnia e Croazia. «Risulta che, alla data di ottobre 2020, siano 6770 i richiedenti asilo e migranti accolti in campi situati nella Federazione della Bosnia Erzegovina. Si stima che il numero di coloro che dormono all’addiaccio o in palazzi abbandonati nel Cantone di Una Sana e altrove nel paese va da 2000 a 3500 persone.
Per approfondire leggi l’articolo pubblicato da Osservatorio Balcani Caucaso
CRISI UMANITARIA
Sono mesi che diverse organizzazioni internazionali, associazioni e volontari denunciano le condizioni insostenibili in cui vivono le persone arrivate in Bosnia percorrendo la cosiddetta “Rotta balcanica” della migrazione. Soprattutto a seguito delle misure contro la pandemia, è stato il caos, come conferma Silvia Maraone, operatrice di Ipsia Acli che coordina gli interventi realizzati in loco dalla rete Caritas.
«Sembra che le attuali condizioni imposte dal governo locale non facciano sconti per nessuno, racconta Silvia Maraone -. Nemmeno le famiglie, le donne e i bambini hanno più accesso ai centri di accoglienza. È vietato il trasporto su qualunque tipo di mezzo pubblico, il che lascia spazio ai trafficanti di fare affari sempre più remunerativi. In una parola sola: caos». In quel caos, da aprile un migliaio di persone sono state concentrate a forza a Lipa, una tendopoli situata nel nulla a 30 km da Bihac che doveva essere un campo temporaneo causa “emergenza Covid”. Doveva chiudere il 30 settembre, invece è rimasto aperto e non essendo attrezzato per l’inverno le persone qui accampate rischiano la vita.
«L’inverno è già iniziato, la prima neve è caduta ormai venti giorni fa e ci aspettiamo che la situazione sarà ancora più tragica», continua Maraone. A preoccupare sono soprattutto le condizioni delle circa 1500 persone che vivono fuori dai campi, in edifici abbandonati alla periferia di Bihac, o in ripari di fortuna nei boschi. Si tratta principalmente di migranti provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan.
Uomini e donne che – come più volte denunciato dalla stampa internazionale (recentemente dal collega Nello Scavo su Avvenire) – sono vittime di violenze e vere e proprie torture da parte della polizia croata.
«Tra loro – conclude Maraone – ci sono anche alcune famiglie con bambini piccoli che vivono in condizioni insostenibili. Cerchiamo di portare loro aiuti in collaborazione con la Croce Rossa di Bihac, ma non basta. Serve una presa di posizione politica della situazione».
L’IMPEGNO DELLA CARITAS
Grazie alle offerte raccolte durante l’Avvento e il Natale di quest’anno la Caritas diocesana di Como si propone di devolvere 5000 euro per interventi di prima necessità a favore dei minori migranti (con o senza famiglia al seguito) che restano per diversi giorni all’addiaccio, in attesa di essere inseriti nei centri di accoglienza, bivaccando in condizioni inumane per strada o nei boschi.
Verranno acquistati e distribuiti attraverso operatori e volontari vestiario, prodotti per l’igiene personale e il primo intervento, generi alimentari, pannolini, sacchi a pelo, medicinali. Si contribuirà inoltre alla realizzazione delle attività ricreative e di animazione rivolte ai minori all’interno dei campi profughi Sedra, Borici e Usivak.
DONA
c/c bancario presso Credito Valtellinese –
IBAN: IT 95 F 05216 10900 0000 0000 5000
intestato Caritas Diocesana di Como – Viale Battisti 8 – 22100 Como
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