27 febbraio 2024 – La presentazione dei progetti per la Quaresima missionaria di quest’anno – annunciati in questi giorni dal Centro missionario diocesano a sostegno delle missioni in terra d’Africa – sono anche l’occasione per offrire un bilancio sulla campagna di Avvento da poco conclusa.
Complessivamente, grazie al coinvolgimento di privati e parrocchie, sono stati raccolti in Diocesi 26 mila euro che sono stati ripartiti tra i due progetti selezionati quest’anno dalla Caritas diocesana di Como a favore delle popolazioni del Sud Sudan.
UN AIUTO AI PROFUGHI
Il primo progetto prevede il sostegno, attraverso suor Elena Balatti, missionaria comboniana nativa di Samolaco San Pietro in Valchiavenna e direttrice della Caritas di Malakal, ai profughi in fuga dal conflitto civile in Sudan che, proprio nei pressi della città in cui vive suor Elena, attraversano il confine in cerca di aiuto.
Secondo i dati forniti dalle Nazioni Uniti, ogni giorno sono in media 1.500 i profughi sudanesi che entrano in Sud Sudan (non solo attraverso l’area di Malakal) per sfuggire alle violenze. La stragrande maggioranza di loro appartengono a famiglie originarie del Sud Sudan che si erano spostate a nord e lì stabilite molti anni fa, quando i due Paesi erano ancora uniti. Grazie ai fondi donati (17.600 euro) suor Elena e i suoi collaboratori potranno acquistare generi alimentari di prima necessità e materiali basici per la costruzione di ripari temporanei.
SOSTEGNO AL COMBONI HOSPITAL DI WAU
Grazie alle offerte raccolte durante l’Avvento, la Diocesi di Como prosegue – tramite la presenza in loco del missionario laico Matteo Perotti e delle missionarie comboniane – il sostegno al Comboni Hospital di Wau nella seconda città del Paese, una struttura che offre i suoi servizi specialmente alle donne gravide, alle mamme e ai bambini.
Le offerte inviate (8.800 euro) permetteranno di rafforzare il fondo istituito per garantire l’accesso gratuito alle cure sanitarie alle persone più povere che non sarebbero in grado di pagare il ticket (minimo) che viene normalmente richiesto per accedere all’ospedale.
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