1 agosto 2023 – Si è conclusa con una vera e propria festa-spettacolo l’esperienza in Valtellina dei 93 ragazzi ucraini che hanno partecipato nelle scorse due settimane al progetto dei “Campi estivi Ucraina-Italia 2023”, promosso da Caritas Italiana Caritas, Caritas Ukraine, Caritas Spes-Ukraine, in collaborazione con la Caritas diocesana di Como.
È andata in scena al Teatro don Chiari di Sondrio lo scorso venerdì 28 luglio dove i ragazzi e le ragazze, accolti per questa breve vacanza lontano dalla guerra, hanno messo in scena canti, balli e letture di poesia della tradizione ucraina preparate nei giorni precedenti.
Un modo colorato e allegro per dire grazie a quanti, in questi mesi, hanno lavorato perché i campi estivi potessero ripetersi dopo la bella esperienza dell’estate 2022 a Sondalo. A partire dagli operatori della Caritas diocesana, guidati da Monia Copes e Loris Guzzi, e dal coinvolgimento di enti, istituzioni e decine di volontari valtellinesi.
«A tutti va il nostro grazie più sentito – racconta Monia Copes – perché senza di loro la Caritas diocesana non sarebbe riuscita a ripetere questa esperienza. Il grazie più grande va sicuramente all’Istituto dei Salesiani “Convitto Don Bosco” di Sondrio, dove sono state accolte 67 persone (60 ragazzi e 7 adulti) e all’Associazione Unione Sportiva Dilettantistica Pontese di Ponte in Valtellina dove hanno trovato ospitalità in 40 (33 giovani e 7 adulti). Un grande grazie anche alle nostre mediatrici Katerina e Valeria senza le quali non sarebbe stato possibile entrare in empatia con questi ragazzi».
«È stata un’esperienza faticosa, ma davvero bella – le fa eco Loris Guzzi – e siamo davvero felici di aver potuto regalare a questi ragazzi una pausa, seppur breve, di pace».
Perché non basta uscire dal Paese per dimenticare la guerra. L’eco dei combattimenti questi ragazzi e queste ragazze, provenienti da varie zone dell’Ucraina, se lo sono portati con sé (nel loro cuore) in Italia: nel pensiero dei genitori rimasti a casa o dei padri ancora al fronte (di cui alcuni non hanno notizie da settimane), nella memoria dei bombardamenti vissuti nei mesi passati, nel suono degli elicotteri o nei tuoni del temporale.
«Qui da voi volano molti elicotteri – confida Katerina, che ha svolto l’importante compito di mediazione culturale – e i primi giorni, ogni volta che ne sentivamo volare uno nel cielo, vedevamo i volti dei ragazzi mutare e diventare preoccupati. Purtroppo in Ucraina oggi volano solo gli elicotteri militari e la quotidianità, anche lontani dal fronte, è fatta di sirene, allarmi e corse nei bunker. Tutti i bambini vivono situazioni di grande stress e per loro è stato importante poter vivere queste due settimane di tranquillità».
I pullman erano arrivati a Sondrio e a Ponte il 17 luglio scorso e i due gruppi di giovani – con le loro accompagnatrici – sono ripartiti dalle rispettive località valtellinesi domenica mattina 30 luglio alle 5 per poi giungere in Ucraina nella tarda serata del 31 luglio, dopo aver percorso circa 1.600 chilometri in pullman.
Nel mezzo, un’esperienza davvero ricca fatta di passeggiate tra le montagne, giochi al lago, ma soprattutto di sorrisi e un po’ di leggerezza.
“Mi sta a cuore”: 5 giovani coinvolti nel progetto di Caritas Italiana
Tre dei ragazzi impegnati nel progetto “Mi sta a cuore”, Mariano, Federica e Ousmane, hanno collaborato in Valtellina all’accoglienza dei bambini ucraini nelle scorse settimane
“Mi sta a cuore” è il nome del progetto di Caritas Italiana rivolto a 5 giovani tra i 22 e i 26 anni che, dallo scorso ottobre, stanno vivendo un’intensa esperienza di condivisione e volontariato sociale. Allo stesso tempo, però, rappresenta anche lo stile delle iniziative della Caritas diocesana di Como, in prima fila – da febbraio 2022 – per l’accoglienza di profughi ucraini sul territorio.
Di questo si è parlato mercoledì 26 luglio a Ponte in Valtellina, nell’ambito di una serata di testimonianze. In molti hanno raggiunto l’oratorio del paese per sentire il racconto dell’esperienza di Mariano, Federica e Ousmane, tre dei ragazzi coinvolti in “Mi sta a cuore”, e per approfondire – allo stesso tempo – i tragici risvolti del dramma del conflitto in Ucraina grazie all’esperienza diretta di chi, tutti i giorni, assiste direttamente sul campo i civili.
Due testimonianze apparentemente diverse, ma che – in realtà – hanno avuto numerosi punti in comune. Del resto, come ha spiegato Federica, la sua scelta di prendere parte al progetto di Caritas Italiana è nata «dopo un’intensa esperienza di volontariato vissuta nel 2022 in Serbia, in un campo di accoglienza profughi lungo la Rotta balcanica: per la prima volta in vita mia mi sono sentita nel posto giusto e ho sentito il desiderio forte di mettermi al servizio degli altri».
Per Mariano, invece, la decisione di aderire a “Mi sta a cuore” è nata quasi per caso, ma ha radici ben più profonde. «La mia vita sociale è iniziata nel 2019, con il servizio civile universale a Lourdes con l’Unitalsi. Una delle esperienze più belle della mia vita. Di fronte a questa nuova proposta, ho scelto di cogliere la palla al balzo: certe situazioni ti permettono di vedere la realtà con occhi diversi».
Fino al prossimo ottobre, i ragazzi coinvolti nel progetto continueranno a vivere e lavorare assieme, guidati dagli operatori di Caritas Italiana nella sede di Roma. Le loro giornate sono scandite, poi, dal servizio ai rifugiati e ai richiedenti asilo di diverse realtà caritatevoli della Capitale. «Il nostro compito è creare relazione», ha spiegato Ousmane, in prima fila con i compagni in diversi progetti, tra cui l’assistenza agli alluvionati di Faenza e la visita al campo profughi di Lesbo, in Grecia.
E poi la testimonianza di Zoriana Lukavetska, operatrice di Caritas Ucraina e accompagnatrice dei 93 ragazzi accolti – fino alla scorsa domenica – in Valtellina, tra Ponte e Sondrio, per vivere due settimane di vacanza, lontani dalle bombe che ancora devastano il loro Paese natio. «Siamo riconoscenti alla Caritas Italiana per l’aiuto che sta dando alla nostra nazione: non possiamo fermarci o arrenderci, ma andiamo avanti, sperando di poter ritrovare presto la pace». Toccanti le parole di una degli accompagnatori del gruppo, la signora Lyudmilla, testimone della tragedia di Mariupol: di suo marito non ha più notizie dal 17 marzo del 2022, ma continua a sperare nel suo ritorno. «Finché non mi diranno che è morto – ha detto, in lacrime – io andrò avanti ad attenderlo».
Filippo Tommaso Ceriani
(Testi tratti dal n. 31 de “il Settimanale della Diocesi di Como”)
Per maggiori informazioni e per sostenere l’accoglienza ucraina
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