Pubblicato il: 25/05/2017Categorie: Editoriali, News

25 maggio 2017 – I giorni trascorsi a Siracusa, nell’ambito del Festival “Sabir” (di cui riportiamo un approfondito report nella sezione del sito “Accoglienza profughi”, ndr), sono stati molto significativi soprattutto perché abbiamo avuto la conferma dell’importantissimo cammino che tutte le Caritas diocesane hanno fatto e stanno facendo ogni giorno sul fronte della prima accoglienza dei migranti sul territorio nazionale.

Tuttavia, ora l’attenzione è soprattutto rivolta al problema dell’integrazione, un tema tutt’altro che scontato e risolto: il rischio, infatti, è che sempre più persone che richiedono il permesso di restare nel nostro Paese riceveranno un diniego “inappellabile” e ciò, di fatto, porterà a un aumento esponenziale dei senza dimora e degli irregolari.

Detto questo vorrei sottolineare altri due aspetti.

Il primo: ho la sensazione che le varie Caritas diocesane, in prima persona e con iniziative mirate, siano fortemente motivate a dare risposte concrete e urgenti alle problematiche riguardanti tutte le povertà nelle loro comunità (e non soltanto a quelle relative ai profughi). Questa volontà è dettata da grande senso di responsabilità e probabilmente anche dalla consapevolezza – secondo il mio parere – che Caritas Italiana vada aiutata in questa fase di tante (troppe) emergenze da affrontare.

Il secondo aspetto: ho comunque vissuto una dimensione di speranza e di voglia di costruire tutti insieme una società migliore e, soprattutto, lavorare per costruire comunità sempre più attente all’accoglienza e all’integrazione dei migranti. Per questo motivo sono tra coloro che hanno colto con favore l’idea di creare un’unica “carta dell’accoglienza” valida per tutto il territorio nazionale e per tutte le realtà diocesane (finora le Caritas coinvolte hanno prodotto documenti “in proprio” prendendo spunto dalle problematiche specifiche delle loro realtà).

La stessa Chiesa avrà così l’occasione di poter offrire una propria proposta alla società civile. Una proposta ferma, autorevole. E soprattutto indispensabile.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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