19 aprile 2014 – “Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi. Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti” (“Evangelii gaudium”, punto 207).
Mi ha colpito molto questo passo dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco e desidero “girarla” a tutti voi in questi giorni, al termine della Santa Quaresima, alla vigilia della Pasqua del Signore e in prospettiva di una “ripartenza” lungo il cammino di carità che ognuno di noi intende percorrere a livello personale e nell’ambito della sua comunità. Come potete cogliere con chiarezza, sono parole “forti”, che ci invitano a riflettere e a impegnarci concretamente – ognuno nei propri ambiti e con le proprie capacità – al servizio dei più deboli e per edificare la “città dell’uomo” che è insieme profezia e atto di Fede.
Il cammino quaresimale intrapreso quest’anno è stato incentrato sull’esortazione di una vera conversione del cuore, basata sull’attenzione e l’accoglienza delle situazioni di disagio e di povertà sempre più in aumento nelle comunità della Diocesi. Situazioni vicine a noi, ma anche “lontane”, nei Paesi martoriati dalla fame, dalla guerra, dalla violenza. Mi riferisco, in particolare, ai bisognosi delle nostre comunità (stranieri e italiani); ai profughi siriani che proprio nei giorni scorsi sono arrivati a Como e ai quali abbiamo offerto subito un aiuto; ai nostri missionari in terra africana in condizioni di pericolo; agli operatori della Caritas diocesana in Sud Sudan, che vivono in luoghi lontani dal conflitto in atto in quel Paese, ma tuttavia “condizionati” da una situazione di precarietà e di preoccupazione.
Di fronte a tutto ciò, la Settimana Santa e la Pasqua del Signore diventano “segno” di speranza e di continuo impegno, senza mai abbassare la guardia.
Dopo la passione e la morte di Gesù tutto sembra finito. Non è così! Il terzo giorno Gesù sarisorge e oggi è vivo in mezzo a noi. E ci chiede di seguirlo. Noi operatori e volontari della Caritas – e tutte le persone di “buona volontà” che fanno proprio il messaggio evangelico e l’esortazione di Papa Francesco a vivere una vita sobria e al servizio del prossimo – continueremo a mettere al centro del mostro agire e operare l’uomo, soprattutto colui che ai margini della società chiede di essere ascoltato, accolto, “incluso” nelle nostre comunità.
Non abbiamo altra scelta se vogliamo essere coerenti e dare senso alla “speranza della risurrezione di Cristo”.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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