![Casa-di-Lidia](https://www.caritascomo.it/wp-content/uploads/2022/06/Casa-di-Lidia.jpg)
25 marzo 2020 – La comparsa dell’influenza da Coronavirus – e alla luce delle disposizioni adottate in ordine all’emergenza creatasi dal punto di vista sanitario, che tutti ben conosciamo – ha inferto un duro colpo anche alle azioni che Caritas aveva in corso, a livello di pastorale, nelle comunità della provincia di Sondrio e in Alto Lago. L’équipe pastorale Caritas, che opera sul vasto territorio valtellinese, ha quindi fatto il punto della situazione e offre indicazioni per mantenere i contatti tra le persone impegnate nelle varie comunità sul fronte dell’accoglienza.
«La grave emergenza in atto ci ha tolto “i segni della relazione”, attraverso i quali il lavoro di pastorale rivolto ai vicariati e alle comunità pastorali trovava il suo senso. Segni che si sta cercando di mantenere attraverso contatti telefonici di vicinanza, quella vicinanza di cui ci facciamo promotori quotidianamente; segni che passano dall’osservazione e dall’ascolto, si fanno prossimi e si prendono cura.
L’attuale situazione si è innestata in un momento in cui il lavoro pastorale aveva coinvolto diversi vicariati in percorsi formativi che come Caritas avevamo proposto nel corso dell’anno pastorale e che prevedevano come seguito l’accompagnamento delle comunità nell’animazione e attenzione alla carità, ai poveri delle nostre comunità.
Come operatori per la pastorale stiamo cercando di mantenere perlomeno contatti telefoni, per sentirci vicini in una situazione che tanto sta toccando le nostre comunità, anche per dare continuità alle relazioni instaurate.
Una vicinanza discreta che dovrà farsi forte in questo presente per esserlo ancora di più nella ripresa e ricostituzione della nostra quotidianità come singoli e come comunità.
Dal punto di vista dei servizi d’accoglienza permangono le accoglienze messe in atto prima delle ultime disposizioni che chiedono di “restare a casa” e, laddove ci sono disponibilità si sono interrotti nuovi ingressi, sia per una questione di reciproca tutela sia perché ci si trova nell’impossibilità di costruire, come solitamente avviene, progetti d’accoglienza condivisi con i servizi territoriali di riferimento. A oggi, per la precisione, solo Casa di Lidia sita a Morbegno, su sei appartamenti destinati alla seconda accoglienza, ha la disponibilità di tre alloggi, il cui utilizzo è fermo, per i motivi sopra specificati, e rivedibile solo ed esclusivamente qualora insorgessero necessità gravi legate a bisogni di abitazione.
Le strutture d’accoglienza di Chiavenna presso la Casa Suor Maria Laura, di Tirano, di Mandello, di Talamona e di Gravedona mantengono le accoglienze in atto, cercando di proseguire nella realizzazione dei progetti attraverso il sostegno alle persone in termini di orientamento rispetto alla situazione che si sta vivendo e con i progetti specifici, limitati alla gestione di una quotidianità provata dall’emergenza sanitaria in atto.
Il centro di Prima Accoglienza della parrocchia di Sondrio ha disposto l’apertura sulle 24 ore, rispetto all’apertura ordinaria che era dalle 19 alle 9 del mattino seguente, garantendo una disponibilità totale agli ospiti accolti.
Un po’ diversa la situazione dei Centri d’Ascolto per i quali l’emergenza sanitaria, causata dal Coronavirus, ha prodotto inevitabilmente la chiusura e l’interruzione dei servizi di distribuzione ai quali fanno riferimento le persone prese in carico che, in alternativa, sono chiamate a rivolgersi al Comitato di Sondrio della Croce Rossa attraverso il numero verde 800.015510, oppure i numeri attivati presso i propri comuni di residenza.
I Centri di Ascolto di Tirano, Sondrio e Chiavenna hanno esposto fuori dalla propria sede dei numeri telefonici a cui potersi rivolgere per informazioni e assistenza. Sono risposte che esprimono l’attenzione per le fatiche e le debolezze di cui si ha la cura di non poter dimenticare, ma restano parziali di fronte ai bisogni che in un tempo come questo purtroppo crescono, senza poter contare su risorse umane sufficienti per offrire disponibilità più adeguate.
Un tempo che ci rende tutti uguali, tutti poveri e tutti in attesa di un rinnovamento della vita delle nostre comunità».
Monia Copes e Loris Guzzi, operatori della Caritas diocesana in Valtellina
(Nella foto, Casa di Lidia di Morbegno)
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