Pubblicato il: 01/02/2014Categorie: Editoriali, News

1 febbraio 2014 – L’emergenza freddo per i senza dimora della città, quest’anno, è stata affrontata con un’opportunità in più. Un’opportunità, che sin da subito, ovvero dal 1° dicembre 2013, ha dato i suoi frutti sperati. E ne siamo felici.

Il nuovo dormitorio, realizzato nella vecchia palestra inutilizzata e opportunamente ristrutturata all’interno del Centro Cardinal Ferrari, in viale Battisti a Como, lavora – come si dice – a pieno regime, offrendo un posto da dormire a 40 persone, di cui il 60 per cento sono stranieri e il 40 per cento italiani.

Queste persone, strappate così dalla strada o da altri posti a rischio e incustoditi, sono state accolte rispettando le loro esigenze e la loro dignità. Dal 1° dicembre ad oggi circa 300 volontari – uomini, donne, giovani – si sono alternati per rendere il servizio efficiente a livello organizzativo, ma soprattutto offrendo un supporto umano e relazionale importante che è il “valore aggiunto” di questa nuova esperienza caritativa in città.

Mi piace sottolineare, a questo proposito, che lavorare insieme con corresponsabilità, condividere il disagio e offrire un aiuto a chi è in difficoltà è stata anche un’esperienza di grande valore umano e professionale per tutti noi – operatori e volontari – che crediamo nel nostro lavoro e vogliamo rendere ogni giorno concreta la Parola del Vangelo.

Il nuovo dormitorio potremmo definirlo un’“opera segno”.

È stato reso operativo proprio nel periodo dell’anno più difficile (questo invero non è tra i più clementi), ma soprattutto ci ha reso ancor più consapevoli delle difficoltà che la nostra realtà sta vivendo e che l’emergenza povertà e disagio non ci dà tregua. Anzi. Un esempio? Oltre a lavorare, come detto, a pieno regime, la struttura ha anche una lista di attesa di circa 50 persone che vorrebbero essere ospitate ogni sera, ma i posti non sono sufficienti. Cinquanta persone costrette a fare altre scelte (in città, fortunatamente, ci sono altri centri di accoglienza), ma non sempre tutto è scontato e risolto con uno schioccare di dita.
Noi della Caritas lo sappiamo ed è per questo che non ci tiriamo indietro. Con impegno e con grande umiltà.

Lo stesso impegno e umiltà con cui saremo attrezzati per far fronte alle emergenze che si profilano all’orizzonte. Mi riferisco alla possibilità di dover accogliere prossimamente una ventina di nuovi profughi in diocesi provenienti dai Paesi in guerra. Siamo già al lavoro per individuare disponibilità per l’ospitalità di queste persone come già abbiamo fatto in passato trovando aiuto nelle parrocchie, nelle famiglie, nei centri di accoglienza, negli enti sul territorio. Proprio l’esperienza fatta in passato ci è stata di grande aiuto e oggi siamo un po’ più attrezzati che in passato per accogliere, ascoltare e accompagnare queste persone in fuga dalla morte e in cerca di una vita più dignitosa.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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