16 marzo 2016 – Il progetto del Fondo Dona Lavoro, che gradualmente si sta concretizzando in numerose parrocchie della nostra Diocesi, è una modalità semplice e legale per aiutare le persone in difficoltà, coloro che hanno perso un lavoro, uomini e donne disposti a svolgere mansioni temporanee, grazie all’utilizzo dei voucher, e quindi “rimettersi in gioco” partendo proprio dalle loro comunità locali.
Personalmente sottolineo la bontà di questo strumento e confido molto nella collaborazione di tutti i parroci a utilizzare e a far conoscere il Fondo che può innestare volani virtuosi di concreta solidarietà sociale.
La Caritas diocesana, nelle prossime settimane, invierà a tutti i parroci l’invito ad attivarsi su questo fronte con maggiore determinazione. E lancerà anche la proposta – una novità che vorrei fosse colta con grande attenzione – di coinvolgere in modo più radicale anche la stessa comunità, invitando privati e aziende a richiedere informazioni su questo strumento ed eventualmente utilizzarlo in presenza di reali condizioni di necessità, rispettando tutte le modalità prescritte dal progetto e in collaborazione, ovviamente, con le stesse parrocchie che sono garanti dell’aiuto.
Proprio a questo riguardo, mi preme sottolineare senza indugio che devono essere prese in considerazione esclusivamente le situazioni di reale bisogno.
Il Fondo Dona Lavoro è un progetto virtuoso che non deve prestarsi a strumentalizzazioni, a un “uso improprio”, a facili abusi. La Caritas stessa non è un’agenzia di collocamento a basso costo, non è fornitrice di lavoro “gratuito” per privati, aziende o attività commerciali di qualsiasi genere. Il fine ultimo, invece, è di riuscire a mettere a disposizione a chi ne ha bisogno il “bene lavoro” come via privilegiata per creare solidarietà e aiuto nei confronti di uomini, donne, intere famiglie.
Proprio per questo motivo la Caritas è disponibile a un confronto sereno e costruttivo con i parroci, che ci propongono eventuali occasioni di aiuto, e intende fornire un supporto totale anche per valutare tutte le “offerte di lavoro” (anche temporanee) che possono giungere dalla comunità e da tutte le persone di “buona volontà”. Insomma, in questa fase le parrocchie non sono lasciate sole, verranno aiutate a non essere strumentalizzate e saranno accompagnate con discrezione in questo importante cammino. In questa partita – lo avrete colto – il centro del nostro agire è la persona in difficoltà, la persona alla quale non è dato di vivere il fondamentale diritto al lavoro.
E il nostro prioritario interesse è che tutto sia progettato e concretizzato nel modo più trasparente possibile.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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