Pubblicato il: 06/11/2020Categorie: Editoriali, NewsTag: , , ,
Roberto-Bernasconi

5 novembre 2020 – Ogni anniversario di un servizio che opera a favore della persona in difficoltà, per Caritas diventa motivo di orgoglio, ma soprattutto momento in cui si fa memoria del cammino compiuto.

E proprio in questi giorni il mio pensiero va oltre i 10 anni di vita del dormitorio di via Napoleona e si concentra sul ricordo e sul sacrificio di don Renzo Beretta. Dalla sua vita, dal suo esempio, dalla sua grande disponibilità ad accogliere – spesso in luoghi di fortuna – persone che avevano bisogno di un riparo, è infatti nata in città la volontà di rendere stabile e organizzato questo servizio per i senza dimora della convalle.

Mi piace sottolineare che tutto ciò è stato possibile anche per una serie provvidenziale di eventi: lo spazio dismesso a suo tempo dall’associazione Ozanam, che oggi gestisce il dormitorio di via Cosenz e, non ultima, la disponibilità economica dell’amministrazione comunale di Como che ha permesso a questo importante servizio di restare aperto tutto l’anno.

In questi dieci lunghi anni il dormitorio di via Napoleona ha permesso a oltre 2.000 persone di avere un luogo dignitoso in cui trascorrere la notte. E, d’altro canto, questo servizio è stato anche un’importante occasione per operatori qualificati e decine di volontari – quasi 200 – per “mettersi in gioco” e donare il loro tempo in modo costante e la loro competenza a favore di queste persone bisognose.

Questa considerazione non è per nulla scontata. Anzi.

Ciò ha rappresentato il vero e proprio motore per far radicare questo luogo in città, per farlo evolvere e farlo crescere in qualità. Mi riferisco, per esempio, al quotidiano impegno di un’operatrice Caritas per accogliere, ascoltare e permettere ad alcuni utenti in difficoltà (ma con potenzialità da valorizzare) di fare un percorso di inserimento sociale e lavorativo.

A tutte queste persone (operatori, volontari e ospiti) il mio personale grazie. Ognuno, nei rispettivi ruoli, è diventato protagonista di questa struttura “viva” e indispensabile.

Ma la mia riflessione non si ferma qui. Questo anniversario è per me significativo per fare memoria e dare senso a un altro fatto che ha toccato nel profondo la nostra comunità e non solo: la tragica morte di don Roberto Malgesini. C’è un filo ideale che unisce l’impegno e i due sacrifici di don Renzo e di don Roberto. Apparentemente sembrerebbe che questi anni siano passati invano, che dal lontano 1999 nulla sia cambiato. Non è così.

La loro quotidiana attenzione verso i più bisognosi, l’esistenza stessa di un luogo accogliente e organizzato per i senza dimora, l’impegno di Caritas per rendere questa realtà un “punto fermo” in città, rappresentano l’amore di Dio per l’uomo, un amore che si fa concreto proprio grazie all’agire di tante persone di “buona volontà”. Al loro lavoro. Alla loro grande generosità.

E il bene – credetemi – è contagioso. E’ un seme che cresce e aiuta la nostra comunità a essere più solidale, a considerare l’altro un fratello da aiutare. Sempre.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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