7 maggio 2020 – Abbiamo chiesto al direttore della Caritas diocesana di Como, Roberto Bernasconi, un commento all’indagine condotta da Caritas Italiana sulle nuove povertà provocate dagli effetti economici del Coronavirus e, di contro, ci siamo ritrovati tra le mani una riflessione sul ruolo delle famiglie e delle comunità nel costruire un nuovo modello di società basato sulla condivisione.
«Certo che i bisogni sono in crescita, anche nel nostro territorio ma credo sia ancora troppo presto per dare dei numeri precisi – esordisce Bernasconi – Basta guardare quanto avviene a Livigno, dove parrocchia e Comune hanno attivato un banco alimentare per sostenere le famiglie colpite dalla chiusura delle attività turistiche, per capire l’impatto che avremo nei prossimi mesi in moltissime realtà del nostro territorio. Oggi ci troviamo ancora in una fase di prima emergenza dove esistono misure di sostegno istituzionali e dove molte delle criticità emerse sono affrontate a livello locale, in primis dalle parrocchie».
Per il direttore la situazione potrebbe però cambiare nel giro di settimane: «All’orizzonte intravedo una crisi della classe media ovvero di persone abituate a vivere del proprio lavoro e che rischiano di trovarsi senza. Accanto a queste resteranno le situazioni di fragilità che già conoscevamo e che peggioreranno. Lo sappiamo e per questo stiamo cercando di attrezzarci anche con strumenti adatti: da una parte il Fondo di solidarietà diocesano, lanciato dal Vescovo, e dall’altro con nuove iniziative, che stiamo valutando, per strutturare forme di sostegno alimentare. Ma, indipendentemente dagli strumenti, credo emerga forte oggi una domanda di unità e la necessità di fare rete anche tra soggetti diversi».
Per Roberto Bernasconi la società è destinata nei prossimi mesi a spaccarsi in due: da una parte ci sono le famiglie che non saranno toccate dalla crisi dove i componenti hanno lavori sicuri e uno stipendio certo. Dall’altro ci saranno sicuramente famiglie che saranno travolte e che vedranno la propria vita cambiare.
È proprio in questa dicotomia che per il direttore della Caritas dovrebbero inserirsi nuove forme di socialità: «Credo che oggi più che mai alle famiglie, soprattutto alle famiglie cristiane, sia chiesto uno sforzo di condivisione profonda, che vada oltre il donare il di più di ciò che abbiamo, ma che metta al centro del proprio bilancio familiare la partecipazione alla costruzione di una società diversa anche attaverso la condivisione dei propri beni ».
Michele Luppi
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