6 luglio 2022 – In questo tempo complesso da decifrare, approfondendo lo sguardo sulla storia che viviamo, si sente la necessità di cogliere il kairòs dello Spirito.
Di fronte alla necessaria ma parziale attenzione mediatica che oggi si dedica alla crisi in Ucraina, a volte si percepisce che il resto della storia attorno a noi scorre “senza troppa attenzione”.
Una ricerca Oxfam (www.oxfamitalia.org) rileva che durante la crisi della pandemia i miliardari sono aumentati di 1 ogni 30 ore (pari a 573 nuovi miliardari). Controllori delle aziende della logistica, dei social, dell’alimentare e dell’energia. Ovvero negli ambiti dove noi mortali cittadini sperimentiamo gli esiti nefasti della crisi economica che viviamo, con riscontri nei nostri conti famigliari ordinari tragici. Contemporaneamente, la stessa Oxfam rivela che gli impoveriti sono aumentati al ritmo di 1 milione ogni 33 nello stesso periodo.
Allo stesso tempo, attorno a noi, si muore nel tentativo di raggiungere nuove possibilità di vita che i Paesi di origine non offrono per molteplici motivi, anche a causa dei cambiamenti climatici estremi, oltre che a causa dell’instabilità sociale e politica. Un dato: nel 2019, ad esempio, uno studio del Cnr pubblicato su Environmental Research Letters ha dimostrato che il climate change spiega l’80% del flusso migratorio dal Sahel verso il Belpaese, per causa diretta o per influenza sull’ammontare dei raccolti annuali.
Recentemente, nel tentativo di raggiungere la Libia e forse l’Europa successivamente, 20 migranti hanno perso la vita nel deserto tra Tchad e Libia, tra il silenzio generale (cfr. Avvenire, pag. 12, 30/06/2022), con un’ulteriore denuncia di OIM che la Libia comunque rimane uno dei Paesi in cui si perpetrano quotidianamente violazioni tremende contro i diritti umani: soprusi, stupri sistematici, uccisioni arbitrarie dei migranti detenuti illegalmente per preservare le nostre coste dagli sbarchi dei cosiddetti “migranti clandestini economici”.
Eppure esperienze positive di accoglienza e integrazione da promuovere ce ne sono: http://www.santegidio.org/downloads/Dossier-Corridoi-Umanitari-20220531.pdf.
Evidenziando che una “narrazione e impegno alternativo” esiste ed è percorribile.
Contemporaneamente, si continua a ragionare da parte dei potenti della terra, nella logica tremenda di “terza guerra mondiale a pezzi” (cfr. Papa Francesco), come unica strada percorribile per un riassetto degli ordini planetari, ritornando a schemi di geopolitica che richiamano al guerra fredda, le contrapposizioni ideologiche post II guerra mondiale.
Non dimentichiamo che al momento esistono decine di conflitti (ad alta o bassa intensità, come si definisce in gergo militare…) che continuano a generare vittime (prevalentemente civili), distruzione, fughe di profughi, situazione di instabilità politica. Vedi anche: https://www.lastampa.it/esteri/2022/03/09/news/non_solo_l_ucraina_ecco_i_dieci_conflitti_dimenticati_nel_mondo-2870626/.
Il quadro, con uno sguardo seppur minimo e parziale, sembra davvero drammatico.
Nel frattempo, mi sembra importante riconoscere che si continua a investire per la costruzione di un’altra storia, dal basso, attraverso azioni che coinvolgono le persone che devono fare i conti con una quotidianità difficile, ma che non le distoglie dal pensiero e dall’azione solidale.
In questi mesi un vero fiume di solidarietà di privati, comunità, associazioni si è mosso a sostegno dei profughi dall’Ucraina. Si tratta di un movimento dal basso enorme, fuori dall’ambito istituzionale (che in parte mostra di essersene lavato le mani), che ha dato una segnale forte a questo tempo. Un fiume di bellezza, di sogno, di straordinaria umanità che non può esaurirsi finita l’emergenza.
Anche la Caritas diocesana è impegnata su questo fronte accogliendo famiglie in Casa Nazareth a Como, coordinando le accoglienze in Valtellina con i suoi operatori, sostenendo le comunità locali in tutta la Diocesi, grazie ad una solidarietà che in questi mesi ha dato il frutto di quasi 600.000 euro raccolti.
Allo stesso tempo i Centri di Ascolto continuano la loro azione incessante di incontro, ascolto, accompagnamento delle persone che chiedono aiuto in tutto il nostro territorio.
Tutti i servizi, le “opere segno” della Caritas diocesana continuano ad operare per “raccontare un’altra storia”.
Decine di volontari – a cui non si può che rivolgere un enorme ringraziamento – sostengono e accompagnano tutte le iniziative. Solo per citare l’ambito Caritas.
Ma c’è anche una narrazione più sommessa, fatta dell’ordinaria attenzione al prossimo, che accade nelle nostre case, nelle nostre comunità, in decine di ambiti “non ufficiali”. C’è un racconto che rivela “la circolarità del bene”. Ovvero, per chi pratica quotidianamente la pratica delle relazioni con attenzione ai volti, alle parole, agli stati d’animo, alle fatiche e alle sofferenze delle persone che si incontrano. Volontariamente o no.
Non dovremmo avere paura di raccontare che “l’albero che cade che fa molto più rumore della foresta che cresce” non è l’unica prospettiva di lettura della realtà. C’è un patto solidale di sottofondo alla nostra società non scritto di chi crede che l’impegno verso l’altro (ovvero colui che è altro da me e quindi degno di ogni rispetto e non pregiudizio) è la strada maestra per la costruzione del bene comune. C’è un’esigenza di bene per tutti che passa attraverso la necessità vitale di “sentirsi tutti sulla stessa barca” e se non remiamo tutti insieme nella stessa direzione, non si va da nessuna parte.
Collegialità, sinodalità, alleanze, collaborazione, inclusione, partecipazione dal basso, valorizzazione delle risorse locali, attenzione all’ambiente, centralità della persona. Sinonimi di un modo di pensarci oggi, in questo tempo, trasversalmente alle generazioni, che ci permette di credere e fidarci dell’altro, dell’altro da me, della sua storia, del suo background culturale, sociale, famigliare.
È il sogno che dall’America Latina arriva con il nome del “ben vivir”, con una prospettiva olistica sulla storia, sulla vita di ciascuno. Non c’è bisogno di investire in armi, ma in vita piena per tutti. La solidarietà verso gli esclusi, gli scarti, ci direbbe papa Francesco, è la via privilegiata per interpretare la storia e per viverla in modo dignitoso verso tutti.
È il sogno del sentirsi parte di un cammino, di un progetto, di una storia dove ciascuno ha le sue responsabilità, ma con l’attenzione di non lasciare fuori nessuno. Soprattutto nel salvaguardare i diritti fondamentali alla pace, al lavoro, alla salute, alla casa, ad un ambiente che favorisca la vita e non la distrugga.
Per noi credenti, è la “buona novella” del Vangelo che rilancia l’opportunità qui ed ora di vivere oggi l’unica possibilità che abbiamo per essere non solo credibili, ma responsabili di trasmettere la bellezza che abbiamo ricevuto anche a chi ci seguirà nel cammino.
Rossano Breda, direttore della Caritas diocesana di Como
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