15 gennaio 2020 – Il gesto che andremo a compiere domenica 19 gennaio a Como, quello di camminare tutti insieme per le vie della città, è impegnativo ma anche bello.
Camminare per noi, oggi, deve essere innanzitutto un gesto di pace e di testimonianza che trasmetta al territorio che è possibile superare divisioni e conflitti solo se accettiamo le nostre diversità e impariamo a viverle non come problemi, ma come ricchezze.
Invocare la pace per il mondo è doveroso, ma comporta per noi vivere la nostra vita con estrema coerenza. Solo se siamo capaci di prenderci cura gli uni degli gli altri e di affrontare le povertà nascoste della nostra società, con percorsi di conoscenza, di inclusione e di responsabilizzazione, potremmo essere testimoni credibili della pace vera nel mondo.
Il Papa nel suo messaggio del primo gennaio 2020 “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”dona a tutti, donne e uomini di buona volontà, indicazioni perché questa nostra aspirazione alla pace diventi un cammino concreto e fattibile.
Possiamo riflettere, mentre camminiamo, su queste cinque piste di riflessione.
La pace è un cammino di speranza, che non dobbiamo perdere, speranza di cambiamento anche in una situazione mondiale come quella attuale, dove sembra prevalere la divisione e la sopraffazione tra i popoli, il rimarcare delle differenze tra etnie e classi sociali che portano a situazioni di conflitto.
La pace è cammino di ascolto; ascoltarci tra di noi ma, soprattutto far memoria del passato che deve essere trasmesso alle nuove generazioni. È anche attraverso questa memoria di fatiche e di solidarietà che superiamo le chiusure presenti e possiamo affrontare il futuro.
La pace è cammino di riconciliazione, che parte da noi, dalla riconciliazione dei nostri conflitti; questa è la condizione unica che ci permette di affrontare in modo cosciente e propositivo i conflitti che insanguinano il mondo.
La pace è cammino di conversione, che è atteggiamento difficile, perché implica una revisione della nostra vita. Noi non bastiamo a noi stessi, ma siamo parte di una società che per esprimersi ha bisogno anche di noi; dobbiamo superare l’idea del bene personale e assumere come priorità quella del bene comune.
La pace la si ottiene quando si ha la capacità di impegnarsi e di lavorare per costruirla, tralasciando rancori e velleità e testimoniando la bellezza di sentirci sorelle e fratelli che fanno parte di una unica umanità.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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