11 agosto 2018 – “il Settimanale della Diocesi di Como” (n. 31) del 2 agosto 2018 ha reso noto il documento di alcune realtà laicali e pastorali della Chiesa di Como come contributo di pensiero sui temi dell’attualità. Il testo si intitola “Prendere la parola-Prima l’uomo – Laici, singoli e associati di fronte alle questioni sociali e politiche”.
Qui di seguito pubblichiamo la presentazione del documento apparsa sul sito del “Settimanale” (www.settimanalediocesidicomo.it) e il nuovo editoriale del direttore della Caritas di Como, Roberto Bernasconi, su questo specifico argomento.
LA PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO SUL “SETTIMANALE”
I presidenti dell’Azione cattolica diocesana, delle Acli di Como, della CdO (Compagnia delle Opere) di Como-Sondrio e il direttore della Caritas diocesana, considerata la complessità della stagione che il nostro Paese e la nostra comunità stanno vivendo, si sono incontrati e hanno ritenuto di avviare un comune percorso per affrontare le sfide che toccano oggi la società e la Chiesa.
«Le preoccupazioni e le attese che stiamo vivendo nella nostra Città e nel nostro Paese ci trovano sempre più attenti e coinvolti. Ci sono molti interrogativi che bussano con insistenza alla porta della coscienza e chiedono risposte libere da ideologie, luoghi comuni, paure. Le domande vengono da situazioni locali, nazionali e internazionali di cui i media riferiscono, oppure che si incrociano ogni giorno sul territorio. È nell’ascolto delle difficoltà e delle speranze di quanti vivono accanto o lontano che si forma la volontà di prendere la parola per esprimere un pensiero e assumere un impegno.
Sono soprattutto le questioni concrete che si vivono nella nostra città e nel nostro territorio a chiedere di prendere posizione e formulare una proposta. Per compiere questo percorso è però necessario restituire l’autentico significato a parole che sono a fondamento della nostra cultura, della nostra convivenza civile, della nostra democrazia. Una di queste è la parola “uomo”, con la sua dignità che non conosce confini, con i suoi diritti e con i suoi doveri. Non si tratta di una questione astratta perché ogni giorno attorno a questa parola si misura la qualità delle scelte e lo spessore culturale e politico di chi ha responsabilità di governo della città.
La parola “uomo” è fatta anche dai volti dei poveri, degli ultimi, degli immigrati, di chi lavora e di chi non ha lavoro, dei giovani, degli anziani, dei malati… Che senso dare allora a una graduatoria tra fragili condizioni di vita per stabilire a chi per primo occorre dare una risposta?
Alla luce di questa domanda è doveroso prendere la parola per dire che l’alternativa all’ideologia viene dalla conoscenza, dal pensiero, dal confronto, dalla volontà di discernimento, dalla saggezza decisionale.
In questa prospettiva la coerenza con il magistero sociale di papa Francesco e della Chiesa diventa irrinunciabile riferimento perché esprime un pensiero che non è per una parte ma è per il tutto.
Occorre dunque restituire il significato autentico delle parole, perché il loro sistematico svuotamento ha provocato e continua a provocare un impoverimento culturale e un’ambiguità dei linguaggi.
Viene naturale a questo punto aggiungere un’altra domanda: quale idea di uomo emerge dalle scelte politiche che vengono proposte e realizzate sul territorio, quale di idea di uomo c’è nel costruire una città, nel tendere al bene comune?
A nostro avviso “prima l’uomo” è il segno credibile della direzione che politicamente si vuole dare a progetti e percorsi di sviluppo, di coesione sociale, di giustizia. Questi progetti e percorsi non possono essere ridotti o rimossi da letture strumentali e ideologiche dei fenomeni culturali e sociali che interessano il territorio e il Paese. Ecco perché intendiamo affrontare questi temi chiedendo a chi ha pensieri diversi dai nostri di mettersi in gioco, andando oltre le barriere culturali dei pregiudizi e degli “ismi”.
Intendiamo così affermare che il prendere da laici la parola su fatti e problemi della città e del territorio vuole essere un’occasione perché alle domande di giustizia, di solidarietà e di sviluppo si possa rispondere a partire dalla consapevolezza che senza un’idea di uomo, libera da riduzionismi e strumentalizzazioni, non può esistere un’idea di città e neppure può esistere un’idea di popolo.
Questa prima riflessione vuole inserirsi in un processo di informazione e formazione che intende rivolgersi alla nostra comunità diocesana per incoraggiarla e sostenerla in un proficuo dialogo con il mondo. È per questo irrinunciabile che i laici, singoli o associati, vivano nella Chiesa diocesana, impegnata in un Sinodo declinato con il tema della Misericordia, un esercizio permanente di corresponsabilità in cui condividere la loro vita nel mondo e il loro pensiero sul mondo».
LA RIFLESSIONE DEL DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA
Questo importante documento, nato da una riflessione comune maturata nel tempo, ha tra i suoi obiettivi quello di tenere alta nella Chiesa e nella società la dimensione laicale. A prima vista può sembrare un “atto rivendicativo” da parte dei laici; invece, “Prima l’uomo” vuole mettere in evidenza la vita di ciascuno con i suoi lati peculiari: personale, famigliare, lavorativo, sociale…
Se non prendiamo in considerazione questi aspetti e non li approfondiamo, rischiamo di affrontare in modo errato le ardue sfide che la società ogni giorno ci mette di fronte. Ribadisco: possiamo affrontare queste sfide se prima abbiamo presente “chi è l’uomo” e se abbiamo radicata in noi la consapevolezza che proprio “l’uomo” è il fine ultimo di tutte le azioni che la società compie.
Animati da questo principio, sentiamo forte la responsabilità – soprattutto come laici impegnati nella società e nella Chiesa – di far sì che la vita di tutti possa diventare strumento attivo e consapevole per la costruzione di una società più giusta, migliore e a “misura d’uomo”. E quando dico tutti intendo anche coloro che vengono considerati “ultimi”, “scarto”, “inutili”. Badate bene: proprio queste persone hanno il diritto di essere accolte, ascoltate, capite e accompagnate… perché proprio loro hanno tanto da darci e possono aiutarci a diventare migliori.
Tutti noi promotori di questo documento siamo animati dal grande desiderio di “rifondare” una nuova linea di pensiero e di azione programmatica, soprattutto in questo momento storico, in cui la società sembra andare in un’altra direzione, alzando ovunque barriere fisiche e ideologiche.
Allora, rimbocchiamoci tutti le maniche. Non subiamo il pensiero dominante. Anzi, procediamo convinti che il pensiero dominante è “pensiero debole” e va combattuto con buone prassi, conoscenza, intelligenza, solidarietà. Con un rinnovato impegno sociale e politico.
Perché la Caritas diocesana si sente coinvolta in questo importante progetto?
Perché è un “osservatorio” privilegiato; perché grazie alla sua esperienza e al lavoro dei suoi operatori e volontari riesce ad ascoltare ogni giorno la voce di chi non ha voce; perché in questi anni ha acquisito professionalità ed esperienza; perché – lasciatemelo dire – Caritas è anche un laboratorio di idee, di progetti, di iniziative. Di soluzioni a problemi che altri, in questi anni, avrebbero infilato in un cassetto, etichettandoli come “irrisolvibili”.
Ecco, allora, perché insistere sulla responsabilità, sulla condivisione, sulla collaborazione.
Ecco perché crediamo fermamente che il mondo cattolico – nelle sue diverse realtà – abbia ancora tanto da dire e da dare.
Ecco perché è importante – in questi mesi – supportare il cammino della Chiesa comense verso l’importante traguardo del nuovo Sinodo.
Apriamo una nuova stagione a Como e nella nostra Diocesi.
Insieme possiamo farcela.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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