Pubblicato il: 02/08/2014Categorie: Editoriali, News

2 agosto 2014 – Siamo in piena emergenza. E siamo preoccupati.

Non soltanto per le persone che continuano ad arrivare – e che vogliamo accogliere e ospitare nel migliore dei modi – ma per l’incapacità delle istituzioni di affrontare in modo adeguato e con determinazione questo dramma.

Un problema, questo, comune a tante realtà della nostra regione, come è stato rilevato nell’incontro regionale tra i direttori delle Caritas lombarde.

È ormai diventata una situazione strutturale: sono alcuni anni che la storia si ripete puntualmente facendo emergere una povertà di idee e di progettualità politica a livello governativo e in sede europea.

Chi è nelle “cabine di comando” non sa come affrontare il problema, non vengono fatte proposte concrete e si subisce letteralmente la situazione.

Detto questo, però, mi preme sottolineare che c’è una parte del nostro Paese – e lo constatiamo anche nella nostra Diocesi – fatta di persone, associazioni, parrocchie (ma anche lo Stato con le sue istituzioni, penso alle forze dell’ordine e alle Prefetture) che si stanno muovendo e si mettono a disposizione per dare aiuto a queste persone e collaborazione a chi è maggiormente coinvolto nell’organizzazione degli aiuti e nell’accoglienza.

La Caritas affronta ancora una volta questa esperienza non con le logiche umane (“io ho già dato, adesso tocca ad altri”), ma guardando alla sua missione cristiana mettendo sempre al centro l’uomo in difficoltà.

Sottolineo che di tutte le povertà, questa emergenza è tra le più “pesanti” e difficili da gestire. Siamo di fronte – non dimentichiamolo – a persone non da “eliminare” o allontanare perché portatrici di problemi e quotidiane fatiche, bensì uomini e donne che in futuro ci aiuteranno a rafforzare la nostra società, altrimenti destinata a un inevitabile declino.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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