2 febbraio 2022 – Il “Progetto Betlemme”, l’accoglienza notturna temporanea per i senza dimora diffusa in alcune comunità parrocchiali della città di Como e comuni limitrofi, si consolida e in questo periodo invernale vengono offerti un letto caldo a 16 persone in 7 località.
Il “Progetto Betlemme” è stato lanciato dalla Caritas diocesana di Como e, in particolare, dal servizio Porta Aperta sin dal 2020, al fine di ampliare l’offerta dei dormitori e delle strutture già esistenti nel periodo dell’Emergenza Freddo.
L’accoglienza vede coinvolti oltre 170 volontari che, alternandosi tutti i giorni (alla sera e al mattino), permettono l’apertura e la chiusura dei locali organizzati per il riposo notturno.
Pubblichiamo di seguito la bella testimonianza di Aldina, volontaria della Comunità pastorale Albate-Muggiò, dove è nata l’accoglienza chiamata “Casa Betlemme“, in memoria di don Roberto Malgesini.
“Casa Betlemme”: «Che grande lezione riceviamo dai poveri!»
Già prima che scoppiasse la pandemia, la Comunità pastorale di Albate-Muggiò, sotto la guida del parroco, don Luigi Savoldelli, aveva fatto un cammino di catechesi, incentrato sull’attualizzazione del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, “ero nudo e mi avete vestito, ero forestiero e mi avete ospitato…”. Poi, nella tregua tra un’ondata e l’altra degli assalti del virus, è arrivata la proposta di aderire al “Progetto Betlemme”, avviato dalla Caritas cittadina.
Sono stati identificati alcuni locali del Centro Parrocchiale, ad Albate, idonei per diventare una piccola casa accogliente. L’abbiamo chiamata “Casa Betlemme” e dedicata alla memoria di don Roberto Malgesini. In poco tempo è stata arredata e completata con l’aiuto di tutti: Caritas, San Vincenzo, i parrocchiani che hanno voluto portare un oggetto o un utensile necessari, o semplicemente dare la propria abilità per sistemare, pulire, riorganizzare, rendere più “casa” questi spazi non più utilizzati.
Il gruppo di volontari è cresciuto progressivamente fino a raggiungere una quarantina tra uomini, donne, ragazzi e ragazze, tutti accomunati dal desiderio di poter vivere accanto ai prediletti dal Signore qualche momento della giornata, cercando in umiltà un cammino di fratellanza e di condivisione evangelica.
A fine novembre abbiamo, quindi, incontrato Franco, Patrizio, Mohamed e Malang, i nostri ospiti per l’inverno. Il tempo in preparazione al Natale: entusiasmo, frenesia, curiosità, un forte desiderio di “essere utili” ci ha contagiato, pur nelle limitazioni anche pesanti, imposte dall’emergenza sanitaria.
L’incontro con questi fratelli non è stato pieno di poesia né di esaltanti, romantici slanci di mistica ispirazione; direi piuttosto una caduta violenta sul selciato freddo e duro della quotidiana prosaicità di letti semirifatti, di odori di umanità che si mescolano al mattino con il calore dei radiatori appena accesi, di ciabatte scomposte sotto il letto, di pochi indumenti stesi ad asciugare, di un bollitore che scalda acqua per il tè.
Ci si aspettava di vedere “il barbone coi suoi stracci dentro un sacchetto”, come ha ricordato uno dei nostri volontari, e invece ecco, davanti a noi, persone come noi, sì proprio come noi: una rivoluzione sconvolgente, perché la loro povertà ha davvero messo a nudo la nostra povertà, le nostre fragilità, le nostre insicurezze.
Un’amica mi ha illuminato, dicendomi che questa non è come le altre esperienze di volontariato e ha colto il cuore di questa esperienza: il “Progetto Betlemme” ci apre verso le marginalità sofferenti della nostra società opulenta e benestante, scoprendone i lati più oscuri e devastanti ma, soprattutto, aiuta a costruirci come comunità, spinge verso le radici dell’incontro, costringe all’essenziale, ci guida in un percorso di conoscenza di noi stessi attraverso un Altro, che ci scava dal di dentro e ci fa capire che siamo noi i veri bisognosi, i veri lebbrosi, i veri senzatetto.
Stamattina, tornando dal turno, mio marito mi ha raccontato che uno degli ospiti ha fatto dei doni agli altri e ha diviso con Franco il suo pacchetto di sigarette: che grande lezione riceviamo dai poveri! È davvero “necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro”.
Aldina, volontaria
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