Pubblicato il: 15/02/2021Categorie: Editoriali, News
Roberto-Bernasconi

15 marzo 2021 – Anche quest’anno, purtroppo, siamo costretti a vivere il tempo di Quaresima in una condizione particolare: la pandemia ci costringe a un cambiamento delle nostre abitudini limitando la nostra vita sociale e comunitaria, ma soprattutto mette in discussione i nostri stili di vita, forse ci aiuta a capire meglio come, attraverso le limitazioni a cui siamo costretti, possiamo recuperare un regime di vita che ci aiuti a vivere bene la Quaresima. Credo che il digiuno che dovremmo perseguire sia quello della mondanità, del sentirci sempre al centro nelle scelte di vita, digiuno che ci porti a una vera conversione dei cuori.

Per questo è importante affrontare la solitudine che è diventata una dimensione preponderante della nostra quotidianità, che ci obbliga nostro malgrado a riscoprire l’essenzialità della vita e a riprendere in considerazione le dimensioni che veramente contano per noi: famiglia, amicizie vere, valore della comunità, valore del vivere sociale: dimensioni che con i nostri stili di vita avevamo purtroppo messe in secondo piano o addirittura abbandonate.

Questa sosta e questa solitudine forzata ci danno comunque tempo per riflettere e per riscoprire alcune sensazioni che dentro di noi si erano atrofizzate, perché ritenevamo che fossero marginali per l’economia della nostra vita.
Vita che sempre più era da noi canalizzata a raggiungere traguardi e obiettivi anche lodevoli, ma che erano incentrati su di noi: pensate all’economia complessiva delle nostre famiglie, sia quella morale sia materiale, al modo che ci è diventato abituale per aiutare le persone in difficoltà a cui doniamo tanti beni materiali ma che ci rende poi incapaci di un rapporto con loro vero e disinteressato, al senso che diamo ai nostri impegni in comunità e nel sociale.

Per far sì che questo tempo faticoso, che nostro malgrado siamo costretti a vivere, non passi nelle nostre vite come totalmente negativo ma possa diventare per noi tempo prezioso e costruttivo dobbiamo darci degli obiettivi.

Il primo obiettivo è quello della riscoperta del rapporto vero con noi stessi, rapporto che in questi anni abbiamo immolato sull’altare dell’efficienza e dell’apparire; questo atteggiamento ci ha fatto dimenticare il centro della nostra vita fatto di sentimenti che riesce ad esprimere, la gioia, il dolore, il saper amare, il vivere la compassione, la serenità che ci donano i rapporti semplici.
Credo che se riscopriamo questi sentimenti che abbiamo dimenticato, se in qualche modo attraverso le nostre scelte riusciamo a riconoscerci per quello che realmente siamo, ridiamo senso alla nostra vita che da arida e rinchiusa in se stessa può trasformarsi, anche in questo tempo di pandemia in strumento di apertura agli altri e di comunione.

Il secondo obiettivo è quello di ricostruire un rapporto vero e positivo con il Creato di cui ne siamo parte integrante: quanto lo trattiamo male, lo sfruttiamo per i nostri progetti, cerchiamo di adattarlo ai nostri bisogni, lo mettiamo al centro dei nostri interessi! Dimenticandoci che noi siamo i custodi del Creato che Dio ci ha assegnato, perché lo mettessimo correttamente al centro per il bene di tutti gli uomini.

Il terzo obiettivo è quello di recuperare il rapporto vero con le persone: dobbiamo sapere cogliere la centralità di questo rapporto, che è innanzitutto riconoscere chi ci avvicina, accettare il suo vissuto, confrontarsi serenamente con lui, vedere le differenze di lingua, di razza di provenienza non come una difficoltà ma come una ricchezza; mettere al centro del nostro progettare e agire il bene comune che deve essere sempre superiore al bene individuale.

Ci aiuti allora questo tempo così prezioso – che ci porta a comprendere e a vivere il cammino di Cristo tra di noi e a far nostra la sua vicenda umana di passione, morte e resurrezione – perché attraverso la nostra vita personale, comunitaria, di attenzione all’ambiente possiamo rimettere al  centro Lui che ha creduto così tanto all’umanità da donarsi completamente per redimerla.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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