8 giugno 2013 – Sono tornato dall’incontro di Mantova con due consapevolezze.
La prima: è bello e gratificante essere utili.
La seconda: aiutare il prossimo e con-dividere le sue difficoltà aiuta a crescere reciprocamente e ci arricchisce a livello umano e spirituale.
Sembrano parole velate di retorica, eppure l’esperienza conferma nei fatti ciò che dico e provo nel cuore.
È trascorso un anno dalle ripetute, subdole e devastanti scosse di terremoto che hanno messo in ginocchio le comunità sul confine tra la Lombardia e l’Emilia. Un anno che ha evidenziato il dramma di tante comunità private dei loro affetti, della loro case, dei loro luoghi di lavoro, delle loro chiese, dei loro oratori, delle loro scuole.
Un anno che ha confermato i limiti degli interventi pubblici, frenati dalla burocrazia e dalle crisi economica, ma anche della dinamicità della macchina solidale “privata” (e mi riferisco, per ciò che conosco, alla mobilitazione della Chiesa e delle Caritas della Lombardia) che, grazie soprattutto ai contributi di tante persone di buona volontà, delle parrocchie e delle comunità, ha saputo far fronte sin dai primi giorni all’emergenza e alla ricostruzione.
La Caritas diocesana di Como, nel suo piccolo, ha contribuito a ridare speranza a questa gente duramente provata.
Come abbiamo documentato sul nostro sito e su “il Settimanale della Diocesi di Como” la Caritas, attraverso la generosità della comunità comense, ha contribuito a realizzare alcuni progetti – tuttora già operativi – che ci rendono orgogliosi e felici.
Tra questi, la nuova sala di comunità a Quatrelle, il Centro di Ascolto di Sermide, il gemellaggio tra le Diocesi per far crescere programmi di collaborazione tra la nostra Caritas e quella di Mantova e di Carpi.
Fatti, non solo parole.
Nel segno della solidarietà e dell’amore fraterno.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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