12 marzo 2012 – È stata finora un’esperienza utile e positiva, che ha dato la concreta possibilità a circa 30 persone di poter trascorrere la notte al coperto, soprattutto durante questo inverno che fortunatamente volge al termine e che quest’anno è stato particolarmente rigido. Mi riferisco, ovviamente, al tendone eretto in via Sant’Abbondio e che ha fatto da supporto all’Ozanam di via Cosenz, gestito dall’omonima associazione, e al dormitorio di via Napoleona, gestito dalla Caritas diocesana in collaborazione con il Comune di Como.
Queste tre strutture quest’anno hanno ospitato – e ospitano tuttora – circa 120 persone senza dimora (il 60% extracomunitari, il 40% italiani), colmando così un’esigenza prioritaria nella nostra realtà cittadina.
Mi piace mettere in evidenza che il tendone è stato costruito grazie all’impegno e alla sensibilità di tante persone di buona volontà, volontari (oltre un centinaio), gruppi e associazioni (una decina, tra cui la Cri, “Incroci”, Caritas, Alpini, Ozanam…) che lottando contro il tempo e anche contro diffidenze e inutili polemiche strumentali hanno lavorato con passione e professionalità rendendo “viva” la struttura sin dai primi giorni di gennaio.
Da questa iniziativa, inoltre, si è aperto un tavolo di confronto e anche operativo sul problema della povertà e della grave emarginazione in città, che ha avuto come referente l’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Como, dimostrando disponibilità e sensibilità di fronte a questa grave emergenza. Il mio auspicio, quindi, è che il tendone – che verrà smantellato alla fine di marzo – possa essere riproposto anche in futuro, grazie alla rinnovata collaborazione di tutti coloro che hanno creduto a questo progetto. Dirò di più: ci sono tutte le premesse perché questa esperienza possa essere affinata e – perché no? – anche anticipata di un mese per meglio affrontare eventuali criticità e imprevisti organizzativi.
Concludo con una constatazione e un auspicio.
La constatazione: sono convinto che aver concretizzato l’esperienza del tendone abbia fatto riscoprire a tutti noi l’entità della povertà e della grave emarginazione a Como, un problema che ancora troppo spesso resta “nascosto” o – peggio ancora – affrontato come mera emergenza dal punto di vista dell’ordine pubblico e della sicurezza.
L’auspicio: dobbiamo collaborare tutti (comunità cristiana, parrocchie, enti pubblici e privati) perché nella nostra città si rendano disponibili alloggi e nuovi spazi abitativi per accogliere – anche temporaneamente – le persone bisognose e le famiglie in difficoltà. Che sono in costante aumento e non sono soltanto extracomunitari, ma anche tanti comaschi, colpiti dalla grave crisi di questi anni.
Roberto Bernasconi, direttore Caritas diocesana di Como
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