Pubblicato il: 27/02/2012Categorie: Editoriali, News

27 febbraio 2012 – Caritas ribadisce con forza che con le sue azioni testimonia e vive una esperienza di Chiesa, perché si sente pienamente inserita nella comunità diocesana; di questa responsabilità ne è cosciente e ne sa assumere tutte le conseguenze e gli impegni che ne conseguono. Insisto su questo punto, quello della ecclesialità, perché penso che sia ancora da chiarire bene nelle nostre parrocchie che Caritas non è un gruppo caritativo ma è l’espressione dell’impegno di tutta la Chiesa nella dimensione della carità.

Lo stile che abbiamo di questa presenza nella Chiesa è quello del servizio; la Caritas serve alle nostre comunità, ne diventa uno strumento da usare, da vivere, se sta in servizio, se è presente con attenzione, con competenza, con amore nella vita degli uomini in tutte le sue manifestazioni.

Quali prospettive e quale metodo di lavoro, quali scelte allora ci aspettano in questi anni?

La prima priorità che vogliamo dare è quella del percorso formativo che deve stare al centro della nostra azione, soprattutto per i volontari. Questa azione formativa ci vedrà impegnati nei prossimi anni in modo particolare nella formazione di animatori della carità.

La seconda priorità è il rilancio delle Caritas parrocchiali come luogo dove si viva la dimensione di corresponsabilità e di servizio. La Caritas in parrocchia deve essere il luogo dove si possa sperimentare la carità condivisa, dove si viva concretamente la condivisione di responsabilità nei vari servizi, dove si accolgano tutte quelle persone o gruppi che in parrocchia, seguendo dei carismi particolari, vivono dei momenti specifici di aiuto alle persone. Altro compito delle Caritas parrocchiali è di aiutare le comunità a far sì che l’esperienza di accoglienza e di accompagnamento delle persone diventi patrimonio di tutta la comunità.

La terza priorità, che ci sembra urgente, è il rilancio dell’Osservatorio delle risorse e delle povertà nelle sedi di Como e di Sondrio come luogo privilegiato di conoscenza e di approfondimento per le nostre comunità di ciò che il nostro territorio può offrire come risorse agli uomini che lo abitano.

La quarta priorità è la continuazione dell’esperienza dei Centri da ascolto alla luce anche del nuovo assetto territoriale della Diocesi (divisione in vicariati) e del coordinamento diocesano, che in questi anni sono diventati un punto fermo di riferimento sul territorio sia per le nostre parrocchie sia per le istituzioni civili.

La quinta priorità la vogliamo riservare ai giovani. Caritas, in collaborazione con la Pastorale Giovanile, intende fare una proposta concreta per andare oltre l’esperienza del servizio civile che oramai è finita. Abbiamo così deciso di impegnarci nella costruzione di un percorso di anno di volontariato sociale che aiuti i giovani ad organizzarsi e a mettersi a disposizione.

La sesta priorità che ci vede impegnati è quella delle emergenze (calamità naturali, assistenza profughi …) che in questi anni abbiamo dovuto affrontare con affanno. Caritas si è fatta carico di queste fatiche, ma vuole lavorare per uscire dalla sensazione di essere sempre in emergenza. Vorremmo così che questa cultura dell’accoglienza e dell’accompagnamento diventi parte integrante delle nostre comunità (come è avvenuto, per esempio, quando si sono reperiti spazi abitativi per ospitare i profughi della Tunisia e della Libia).

L’ultima priorità è quella della mondialità. In questi anni la Caritas diocesana è stata presente in diverse parti del mondo nella realizzazione di opere di promozione umana. E’ importante per noi avere presente la dimensione del mondo, essere attivi nell’aiuto concreto con opere di promozione umana verso le Chiese sorelle dell’Africa, dell’America e dell’Asia che vivono dei momenti di difficoltà ed è un impegno che vorremmo continuare perché ci aiuta a tener viva l’idea di universalità della nostra Chiesa.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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