11 dicembre 2019 – La Chiesa ci invita a vivere un tempo di riflessione e di attesa per un avvenimento importante, il Natale, che ci porta a ricevere tra noi il figlio di Dio che si fa uomo per condividere con noi la quotidianità.
Questo tempo che la Chiesa ci dona si sovrappone sulla nostra vita ordinaria che è convulsa, che è piena di progetti da realizzare, che è fatta di presente, che è incentrata su di noi, che ci impedisce di uscire dal nostro orizzonte, dai nostri traguardi. La Chiesa ci dice: fermati, mettiti nella dimensione di ascolto, purificati, fai in modo di recuperare la limpidezza e l’innocenza di un bambino per avere la capacità di riconoscere il Dio che viene tra di noi per condividere il dono grande che ci ha fatto: quello della vita.Credo che l’essenza vera del Natale sia questa nostra disponibilità incondizionata ad accettare in modo gratuito questo dono che Dio ci fa: il Suo figlio che si fa uomo e viene anche oggi a condividere con noi la vita, partendo proprio da questa dimensione di gratuità che si chiama amore per l’umanità.
Sì, perché il Natale – che ricorre tutti gli anni il venticinque dicembre – non è un ricordo di un avvenimento successo più di duemila anni fa, ma è un avvenimento reale e concreto: anche quest’anno Cristo viene in mezzo a noi ricordandoci che l’amore di Dio non viene mai meno, ricordandoci anche che però la risposta dell’uomo non è sempre coerente con la fiducia che Dio comunque ci accorda senza richiederne conto.
Allora, permettetemi di ripercorrere un po’ i nostri atteggiamenti sia di singoli sia comunitari, non per dare dei giudizi, ma per cercare di dare un contributo a questo cammino che dovrebbe farci prendere coscienza del grande bisogno che abbiamo di conversione.
Entro nel mondo delle famiglie.
Anche nelle nostre città e nei nostri paesi è un mondo variegato, tante famiglie non hanno problemi economici tanto che vivono i rapporti famigliari basandosi su cose da possedere e sempre meno sui rapporti da coltivare; tante altre mancano dell’essenziale per vivere una vita dignitosa, ma sono inserite comunque in una società opulenta che li costringe ai margini o tutt’al più le rende strumento filantropico per esercitare una carità che mette tranquilli tutti quelli che hanno paura di cadere in questa dimensione di indigenza. Altre ancora hanno smesso di dialogare nel loro interno e si spaccano, si dividono e creano povertà relazionali, conflitti tra i coniugi e smarrimento per i figli.
Entro nel mondo dei giovani.
Sempre più spesso i giovani diventano strumenti e sono impossibilitati a sperimentare la vita con gesti di responsabilità.
Entro nel mondo di chi lavora.
Spesso, in modi diversi, la persona che lavora viene sfruttata. Auspico, quindi, che il lavoro sia sempre più strumento di collaborazione nella costruzione di un mondo migliore.
Entro nel mondo degli emarginati.
Sono le persone che vivono ai margini delle nostre comunità civili, le quali mal sopportano la loro presenza emarginandoli ogni giorno sempre di più.
Entro nel mondo dei malati, degli anziani.
Sono persone che sempre più sentono inutile la loro vita, perché non corrisponde ai parametri che la società di oggi richiede.
Entro nel mondo dei carcerati.
Uomini e donne che vengono dimenticati nei luoghi di pena, condannati dalla società senza appello.
Queste sono realtà che tutte le nostre comunità vivono e che sempre di più non hanno il coraggio di affrontare, tanto meno in questo periodo che precede il Natale.
Dirò di più.
Abbiamo tutti sott’occhio ciò che succede nelle nostre strade: in questo periodo l’opulenza dei negozi, lo sfavillio delle luci, gli eccessivi addobbi nelle nostre chiese mal si sposano con la povertà e l’essenzialità della grotta.
Credo che sia venuto il momento che la comunità cristiana condivida con il mondo la vera ricchezza che il cammino di Avvento ci fa riscoprire: la bellezza e la sacralità della vita, dono grande che Cristo con la sua venuta in mezzo a noi ci riconsegna. Allora sta a noi compiere un cammino di purificazione che ci liberi da tutti gli eccessi che la società di oggi ci consegna per essere degni di ricevere e consegnare al mondo la vita di Gesù che viene tra noi povero di tutto, ma ricco dell’amore del Padre che ci consegna perché diventi nostro strumento di evangelizzazione.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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