Pubblicato il: 02/04/2021Categorie: Editoriali, News
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29 aprile 2021 – In questo tempo di pandemia, in cui la nostra attenzione è tutta concentrata sulle tabelle giornaliere che ci indicano ricoveri e morti, o sulle limitazioni che le chiusure portano alla presunta libertà delle nostre vite, ci stiamo dimenticando dei drammi veri che tante persone vivono quotidianamente.
Ci sono di esempio i 130 morti dell’ultimo naufragio nel Mediterraneo.

Adesso dopo il lungo silenzio, che ha condannato queste persone a una morte certa, incomincia il teatrino per scaricare le responsabilità di quanto è accaduto e che poteva con un po’ di buon senso essere evitato.

Credo che la responsabilità sia di tutti noi che in modi diversi, buonisti e rigoristi, stiamo costruendo una società chiusa in se stessa e pronta a nascondere l’evidenza di questo dramma che sta colpendo l’umanità intera e che la sta minando nel suo interno molto più di una pandemia che si può curare con un vaccino.

Accanto ad alcune voci – prima di tutto quella del Papa – che per l’ennesima volta denunciano quanto sta accadendo, è assordante il silenzio di tutti noi, ma soprattutto della comunicazione, che ci induce ad abituarci a questi drammi quasi facessero parte della normalità della vita.

Perché questo ennesimo sacrificio di vite umane non sia vano, riprendiamoci allora la nostra dignità di uomini e donne liberi – di cristiani coerenti con la fede che diciamo di professare – e impegnamoci veramente a far conoscere la verità per costruire – per quel che compete anche a noi – una società più giusta, in cui tutte le persone possano accedere a quei beni primari di libertà e di equità che sono un diritto al di là del credo politico o della religione.

La carità cristiana fa rima con fraternità e ci porta al dono di sé a favore dei fratelli e delle sorelle per creare la vera comunione che elimina ogni disuguaglianza.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

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