13 maggio 2021 – Finalmente dopo un cammino che, se pur rapido è stato abbastanza lungo, da domenica 9 maggio a Casa Nazareth è entrata in funzione la tanto attesa cucina che darà la possibilità di ritornare alla normalità nel servire quotidianamente i pasti alle persone in difficoltà.
Questo evento è bello per due motivi.
Il primo: aver raggiunto l’obiettivo di attivare in completezza la mensa solidale in città in uno spazio dignitoso per queste persone.
Il secondo: aver stimolato e reso concreto l’apporto di tutte le forze attive, che la comunità cristiana è in grado di esprimere nella città, per la buona realizzazione di quest’opera. Forze che, tutte insieme, stanno costruendo a Como giorno dopo giorno un vero e proprio progetto di vita.
Non solo una mensa, quindi.
Casa Nazareth, infatti, diventerà un luogo in cui sperimentare come la diversità può diventare unità, attraverso un servizio a un’opera di misericordia che è quella della carità.
Idealmente, abbiamo suggellato questo inizio giovedì 6 maggio, con il significativo incontro di due pastori – il nostro vescovo Oscar e monsignor Renato Boccardo della Diocesi di Spoleto-Norcia, che insieme, proprio nella piccola cappella di Casa Nazareth, hanno celebrato l’Eucaristia. Questo incontro è anche il frutto dell’interessamento della nostra Diocesi verso la grossa povertà che il territorio della Valnerina ha vissuto nel 2016, quando è stata colpita dal devastante terremoto.
Questa esperienza ci ha indicato che tutto diventa possibile nella misura in cui noi siamo capaci di attenzione e di donare agli altri.
Casa Nazareth, per noi e per la nostra città, deve diventare questo luogo in cui si sperimenta e si vive la bellezza del dono reciproco, delle belle qualità che ognuno di noi ha. Qualità che ci permetteranno di cogliere e accettare anche quelle di chi apparentemente non ha nulla da donare. Ma che diventano il centro di questa nuova avventura su cui la nostra Diocesi ha investito tanto.
Mi piace ricordare e sottolineare che Casa Nazareth ha anche l’importante obiettivo di diventare “polo di carità”. Perché, oltre alla mensa che è la prima realizzazione determinata dal primo bisogno più grande, ci sarà la possibilità – grazie agli ampi spazi interni della struttura – di realizzare nuovi cammini per affrontare altri bisogni. Ma soprattutto questa bella “casa” può diventare una “scuola di carità” messa a disposizione di tutti i giovani della nostra Diocesi che vogliono intraprendere un cammino di conoscenza e di servizio nell’ambito della vicinanza, dell’accoglienza e della fraternità.
Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como
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