Pubblicato il: 30/04/2020Categorie: News, VenezuelaTag:

Il Venezuela è il Paese – con Sud Sudan e Ciad – interessato ai progetti di solidarietà messi in campo dalla Diocesi, dal Centro missionario e dalla Caritas diocesana di Como nell’ambito della Quaresima e Pasqua di carità 2020.
Da circa tre anni la Caritas di Como – in sinergia con  Caritas Italina e Caritas Venezuela – collabora con l’associazione ALI Onlus (l’Associazione Latinoamericana in Italia Onlus) nell’ambito del progetto “ALI per Venezuela”, che grazie alla dedizione di numerosi volontari in tutta Italia promuove la raccolta, la catalogazione e la spedizione di farmaci e di presidi sanitari da destinare alla popolazione venezuelana stremata dalla crisi politica, sociale ed economica che ha investito il Paese.
Inoltre, la stessa Caritas collabora anche con le Suore Agostiniane Recollette di Los Teques (a circa 40 chilometri da Caracas) che gestiscono una mensa del povero con circa mille commensali al giorno, accolgono minori maltrattati e bambini a rischio malnutrizione. Sempre grazie alla sinergia con ALI è organizzata così anche la raccolta di latte in polvere per la corretta alimentazione e crescita di decine e decine di bambini da 0 a 3 anni.
Proprio nel 2019 grazie alla collaborazione di Caritas, parrocchie e donazioni private sono stati raccolti oltre 1.200 kg di latte e inviati nel Paese.

«Allargare la rete di raccolta e aumentare la quantità di medicinali da spedire è la nostra sfida – ci dice Edoardo Leombruni, medico e presidente di ALI – Ci stiamo riuscendo grazie all’aiuto generoso di tanti italiani, medici, infermieri e numerosi sacerdoti e religiosi che a livello nazionale collaborano con i nostri volontari. Purtroppo, il nostro maggiore ostacolo continua a essere l’alto costo delle spedizioni, il che ci porta a cercare dei finanziamenti attraverso istituzioni ed enti privati e pubblici. All’inizio del 2020 siamo riusciti a inviare circa 400 kg di farmaci, ma a causa della pandemia del Covid 19 ci siamo dovuti fermare. Nonostante tutto abbiamo ancora tanti aiuti umanitari da inviare, scatole pronte che sono rimaste nel deposito pronte a essere inviate una volta che l’emergenza sarà passata».

Ma il Coronavirus è arrivato anche in Venezuela…

«La vicepresidente Delcy Rodriguez ha confermato la prima vittima (un uomo di 47 anni con insufficienza polmonare) e, a metà aprile, oltre 100 casi di pazienti positivi al Covid 19.
Ovviamente la diffusione del virus rischia di aggravare ulteriormente la crisi umanitaria nel Paese sudamericano, basti pensare al problema della carenza di acqua potabile».

Ci spieghi meglio…

«La prevenzione è fondamentale, ma l’80% dei venezuelani non ha acqua potabile. Gran parte dei venezuelani non può accedere all’acqua corrente, il sapone scarseggia, e il loro sistema sanitario è collassato da anni. Nel Paese il 44% degli ospedali non ha elettricità in maniera continua e il 66% non ha acqua corrente tutte le 24 ore del giorno. Circa il 64% delle istituzioni sanitarie non ha macchinari per radiografie e il 90% non ha protocolli per terapie respiratorie, fondamentali per pazienti con il virus».

La preoccupazione è generalizzata e l’allarme lanciato da più parti…

«Anche il segretario generale dell’Organizzazione di Stati Americani (Osa), Luis Almagro, sostiene che… “in Venezuela il coronavirus può diventare una tragedia di dimensioni impensabili…”. Inoltre, sono le sue parole, “se il Paese non può fare fronte al Covid 19, il virus si propagherà in Brasile, in Colombia e in tutta la regione, come stiamo già vedendo con la crisi di rifugiati”».

Come diceva prima, di fronte a questa pandemia ALI è costretta a “segnare il passo”…

«Evidentemente la situazione si complica. E pensare che in questi mesi la nostra attività è cresciuta assieme alla domanda sempre più incalzante di medicinali nel Paese. Le notizie parlano di scaffali vuoti nelle farmacie e di ospedali senza i più elementari strumenti chirurgici e presidi sanitari. Ma più in sottovoce, si sente il clamore di quell’esercito silenzioso di malati cronici che quotidianamente vedono come la loro condizione di salute peggiora fino a mettere a repentaglio la propria vita per la mancanza di un farmaco o di una terapia».

Se guardiamo al lavoro fatto in questi anni, non manca tuttavia la forza di lottare e di sperare…

«Certamente. Il Venezuela, uno dei Paesi più ricchi del Sudamerica, dal 2012 è entrato in una spirale sempre più grave fino ai giorni nostri. Ora è importante che la rete sociale non si sfilacci ulteriormente. Sono fondamentali gli aiuti internazionali e che i mezzi di comunicazione di tutto il mondo continuino a informare su questa emergenza umanitaria senza precedenti. Se il Venezuela perde visibilità mediatica diventa in poco tempo un’emergenza dimenticata».

A cura di Claudio Berni

Nelle foto in alto, a Caracas la gente protesta in piazza per la dilagante povertà e persone in coda per l’approvvigionamento di acqua; sopra, latte in polvere arrivato da Como alle suore di Los-Teques


ALI per Venezuela

L’Associazione Latinoamericana in Italia (ALI) è nata nel febbraio del 2004, nella Valle Peligna abruzzese, per volontà di un gruppo di italo-venezuelani desiderosi di condividere, attraverso attività culturali e artistiche, il loro bagaglio di esperienze di vita e di solidarietà colmato durante il loro percorso d’immigranti nelle terre dell’America Latina.

L’associazione, attraverso il progetto “ALI per Venezuela”, si è alleata con il Programma di Aiuto Umanitario per il Venezuela (Programa de Ayuda Humanitaria Para Venezuela – PAHPV INC), organizzazione no profit, nata negli Stati Uniti, con l’obiettivo di dare un modesto contributo per far fronte alla sempre più grave emergenza sanitaria che colpisce la nazione sudamericana, attraverso la raccolta e spedizione di medicinali e presidi sanitari.

In Italia quest’attività è iniziata alla fine del 2015 con il Centro di raccolta aperto a Sulmona (Abruzzo) dal dott. Edoardo Leombruni, presidente di ALI e coordinatore del PAHPV in Italia e divenuta Onlus nel 2017. Oggi, con il progetto “ALI per Venezuela” sono nati 29 centri di raccolta in diverse città italiane che riuniscono 250 volontari. Dal 2017 a oggi sono state inviate più di 35.000 kg di aiuti umanitari.

Tutti i progetti sostenuti dalla Diocesi di Como

Cronaca di una crisi politica e sociale senza fine

Per il Venezuela sono stati anni pesanti e tutto sembra non avere una fine. Un’emergenza umanitaria complessa, che si è estesa lentamente e che si è radicata in modo profondo nel Paese. In questi ultimi mesi, inoltre, si stanno aggiungendo fattori che la aggravano ulteriormente, come le sanzioni internazionali e l’incapacità dello Stato di prestare servizi pubblici di base essenziali per la popolazione. Non ultima, poi, l’indifferenza dei media internazionali che sembrano aver dimenticato l’emergenza e comunque non hanno sorretto abbastanza l’azione di chi – associazioni umanitarie, Chiesa, privati – sta lottando per far ripartire uno Stato allo stremo.

Le tappe del disastro

La fase acuta, dove le famiglie venezuelane si sono trovate sprovviste soprattutto di generi alimentari, è iniziata nel 2012. Nel 2014 la situazione peggiora a causa di una serie di decisioni prese dallo Stato che hanno avuto come conseguenza la drastica riduzione della spesa pubblica per alimentazione e assistenza sanitaria (si pensi alla carenza di medicinali e di servizi).

Nel 2015 la crisi dilaga nel Paese, coinvolgendo la maggioranza della popolazione.
Nel 2016, quando Caritas Venezuela attiva il sistema di monitoraggio e l’assistenza alimentare, le cifre di denutrizione mostrano l’aggravarsi della crisi umanitaria. A metà del 2017 iniziano il processo di “convulsione” politica e le proteste per le strade. La  denutrizione tocca livelli di emergenza e, nell’ambito sanitario, si registra un numero elevato di epidemie che colpiscono in modo grave la popolazione. La denutrizione dei bambini diventa un fenomeno di vaste proporzioni.

Nel 2016, 2017 e parte del 2018 (anno delle elezioni politiche a maggio che hanno riconfermato Nicolàs Maduro, nonostante le proteste dell’opposizione e di numerosi Stati esteri) le associazioni umanitarie impegnate non trovano alcuna risposta da parte dello Stato che, pur avendo le possibilità, non ha coperto e protetto la parte di popolazione più vulnerabile dall’effetto delle sanzioni internazionali.

Nel 2019 la situazione subisce un nuovo aggravamento per l’effetto del collasso dei servizi pubblici e un incremento dei livelli di denutrizione. Chi è impegnato negli aiuti umanitari vede uno Stato inerte e si chiede il motivo di tanta indifferenza verso una popolazione stremata. Le risposte potrebbero essere tante. Non ultime le notizie di corruzione: basti dire che, secondo fonti attendibili, quella alimentare da parte dei meccanismi statali è la quinta economia illegale del Paese.

Sotto, il video di una delle numerose proteste della gente esasperata per la gravissima carenza di acqua in Venezuela (aprile 2020)

Allegati

Venezuela.-A-Caracas-la-protesta-per-la-carenza-di-acqua.mp4

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