Pubblicato il: 30/08/2024Categorie: Editoriali, NewsTag:

La dolorosa attualità irrompe anche nell’udienza generale. E il Papa, che già lo scorso 26 giugno, in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, aveva dedicato un appuntamento del mercoledì a tale questione, il 28 agosto si è soffermato sul dramma delle migliaia e migliaia di migranti, che spesso si trasforma in tragedia nel mare o nel deserto.
Nel testo pronunciato dal Papa (che il quotidiano Avvenire ha pubblicato integralmente), anche con aggiunte a braccio, Francesco sottolinea che non servono leggi restrittive o la militarizzazione delle frontiere, ma «vie di accesso sicure e regolari» e «una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà».
Il Papa denuncia l’operato di «chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti». E bolla questo atteggiamento come «un peccato grave». Il Pontefice loda invece le associazioni e i tanti buoni samaritani, che «si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti».

Scuotere le coscienze!
Ancora una volta papa Francesco, con la capacità unica di “tenerci sul pezzo” rispetto alle sfide della storia attuale, ci riporta ad avere uno sguardo di giustizia e dignità davanti ai volti martoriati del nostro tempo.

Un affondo particolare dedicato al fenomeno migratorio che ormai da decenni non rappresenta un’emergenza, ma si colloca nella sfera dei fenomeni umani storici e ripetuti che la migrazione e la ricerca di condizioni di vita migliore ben rappresentano nel corso dei secoli.

Ma papa Francesco, come giusto che sia, non parla del fenomeno migratorio. Sottolinea invece che il migrante è una persona, una storia, un racconto, tanta sofferenza. E come spesso la storia ha dimostrato, quando razze e tradizioni si incrociano (la regione Lombardia nel suo nome ha una radice di questo) spesso nascono nuovi percorsi di umanità generativi e positivi. Allora parla di opportunità storica, che però deve rientrare nella prospettiva di un processo dignitoso e rispettoso delle condizioni delle persone.

Per noi credenti, la misericordia di Dio passa attraverso la pratica della carità e della solidarietà. In questo caso accogliendo, sostenendo, integrando, promuovendo la risorsa che ogni persona porta con sé, anche se arriva da storie e tradizioni tanto diverse. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia…”; “siate misericordiosi come il vostro Padre nei cieli è misericordioso con voi…”; “ero straniero e mi avete accolto…”; “sono povero e tu mi ha steso la mano…”. Noi credenti nel Dio della vita, che in tanti momenti storici si è impegnato a “liberare” il resto di Israele dalla schiavitù e dalla oppressione, e incarnatosi in Gesù di Nazareth, ci sentiamo chiamati a praticare le stesse modalità.

Grazie allora, papa Francesco, di continuare a destare le nostre coscienze assopite; grazie per ricordarci costantemente che la “fratellanza universale” non è castrata dai confini politici; grazie perché ci ricordi che prima di tutto il Vangelo non è una bella storia, ma il modo in cui Dio, tramite il Figlio, nello Spirito, agisce nella storia; grazie perché ancora una volta ci ricordi che il volto del povero, di qualunque povertà sia espressione, racchiude in sé il volto del suo creatore e per questo è già, prima che io lo sappia, mio fratello e mia sorella. E non perché ha il portafoglio pieno, ma perché ha un cuore che pulsa e una testa piena di sogni come me.

Grazie papa Francesco, perché la tua tenacia evangelica è luce costante in questo tempo di tenebra.

Rossano Breda, direttore della Caritas diocesana di Como

Leggi il testo integrale del Papa

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