Pubblicato il: 18/09/2024Categorie: NewsTag: ,

Come ogni anno in occasione della solennità di S. Abbondio – patrono della città di Como e della Diocesi – il cardinale Oscar Cantoni ha rivolto all’intera comunità il suo messaggio quest’anno intitolato: “Como: città di chi? Comunità, turismo e accoglienza”. Di seguito vi riportiamo le riflessioni del nostro direttore Rossano Breda.

«Il messaggio alla città del vescovo Oscar Cantoni è un richiamo non solo per la società, per il mondo dell’economia o della politica, ma soprattutto per le comunità e per la Chiesa. Siamo anche noi a doverci chiedere cosa possiamo fare per affrontare le sfide da lui evocate. In questo senso penso sia urgente dare attuazione al punto 29.2 del liber sinodalis che così recita: “Si costituisce l’Osservatorio diocesano per la destinazione e l’uso dei beni immobili ecclesiastici, un organismo stabile, con il compito di favorire una lettura del territorio diocesano dal punto di vista sociologico, urbanistico e pastorale, attenta ai mutamenti in atto”. Questo strumento non è ancora stato istituito e, come Caritas diocesana, auspichiamo che possa avvenire presto». È il pensiero del direttore di Caritas Como, Rossano Breda, insieme al quale abbiamo riletto il Messaggio “Como: città di chi?”, pronunciato dal Vescovo nella festa del patrono Sant’Abbondio.

Siete rimasti stupiti dal messaggio del cardinal Cantoni?

«Personalmente ho fatto parte del piccolo gruppo di laici a cui il vescovo Oscar ha chiesto alcune informazioni in vista della preparazione del messaggio. Come Caritas in fondo tocchiamo con mano da tempo quella che lo stesso Vescovo definisce come “un’emergenza abitativa”. Per questo ammetto di non essere rimasto stupito dal tema trattato, ma devo riconoscere che mi ha colpito positivamente la sua volontà di andare così a fondo di un tema estremamente di attualità».

Il Vescovo parla apertamente di flussi turistici che provocano aumenti dei prezzi sia dei beni che degli immobili. Dalla vostra prospettiva qual è la realtà in Diocesi? È un problema solo delle città o più esteso?

«Il tema dell’accesso alla casa emerge come uno dei bisogni più avvertiti in tutti i Centri di ascolto presenti sul territorio diocesano. Ci sono sicuramente sfumature differenti ma è un tema trasversale che va ben oltre la città di Como e i centri più turistici. Non vi è però una diffusione omogenea quanto, direi, a macchia di leopardo perché in alcune zone l’emergenza principale resta il lavoro. Potremmo dire, forzando una sintesi, che nelle zone dove c’è lavoro manca spesso la casa e dove si trovano le case non c’è il lavoro. Poi ovviamente bisogna fare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio».

Cosa intende?

«Il turismo non va demonizzato perché rappresenta una risorsa per i nostri territori e dà lavoro (e di conseguenza da vivere) a moltissime famiglie. Se penso ai nostri servizi o all’accoglienza dei migranti (altro tema toccato dal nostro Vescovo) sono davvero tante le persone che trovano un primo impiego proprio nel settore turistico come addetti alle pulizie, camerieri, cuochi, facchini ecc. Il tema è piuttosto un altro e il Vescovo ha trovato una definizione evocativa parlando di “umanizzazione”: se un lavoratore non può permettersi una casa, perché gli affitti sono troppo elevati o perché ha contratti precari o stipendi bassi, se una coppia di giovani sposi è costretta a lasciare il paese dove è cresciuta perché i costi degli immobili sono irraggiungibili…di fronte a queste storture ci si chiede: chi gode della ricchezza prodotta dal turismo?  Umanizzare il turismo credo passi dal dare una risposta a queste sfide. Penso, come esempio positivo, alle opportunità (e ne abbiamo degli esempi concreti) di sfruttare la leva del turismo per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate o di categorie fragili. Ad un turismo sostenibile rispettoso dei luoghi, della loro storia e delle persone. Che bello sarebbe se ai turisti che vengono a Como potessimo mostrare anche quello che facciamo in termini di accoglienza e di impegno sociale… Credo sia l’unico modo per sfuggire alla trappola in cui si rischia di cadere: quella secondo cui i costi della crescita dei flussi sono collettivi mentre i ricavi sono nelle mani di pochi».

Torniamo alla Chiesa: che ruolo può avere in questo percorso?

«Come Caritas diocesana da sempre lavoriamo per la formazione e la sensibilizzazione delle comunità. Dobbiamo operare nei territori per creare alleanze di valore con chiunque condivida i contenuti espressi dal nostro Vescovo. Non avendo paura di coinvolgere competenze esterne anche lontane da noi».

MICHELE LUPPI
intervista pubblicata su Il Settimanale della Diocesi di Como

LEGGI IL MESSAGGIO DEL VESCOVO

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