Pubblicato il: 18/07/2024Categorie: NewsTag: ,

18 luglio 2024 – Da due anni a questa parte siamo abituati a vedere e sentire fra le notizie più importanti gli aggiornamenti su guerre in corso, l’Ucraina prima, quindi, per brevissimo tempo, il Sudan, e infine il conflitto in corso a Gaza.
Lo spettro della III guerra mondiale è davanti a noi e Papa Francesco non perde occasione per ricordare ai politici la serietà del momento e l’importanza di fare scelte per il bene comune.

Dalla prospettiva dell’Italia, per varie ragioni, a partire dalla vicinanza geografica, le crisi in Ucraina e a Gaza/Israele sono la fonte di maggiore preoccupazione; tuttavia è diventato un luogo comune che il nostro mondo stia diventando “sempre più piccolo” o, per meglio dire, è sempre più interconnesso e quindi ciò che avviene in una delle sue parti ha effetti anche sulle altre.

Quasi nessuna testata giornalistica internazionale, a esclusione di quelle vaticane o missionarie, si occupa ormai della guerra civile in corso in Sudan dall’aprile 2023, sebbene con più di 8 milioni di sfollati  questa sia la più vasta crisi umanitaria a livello mondiale. È un triste primato che non riesce ad attirare l’attenzione che sarebbe necessaria per convincere le parti in conflitto a sedersi al tavolo delle trattative. È là che alla fine dovranno arrivare, e ogni ritardo a compiere passi in questa direzione non fa che aggravare la sofferenza di vasta parte della popolazione.
Recentemente sono stati pubblicati dati sulla morte per sete di coloro che, non avendo i documenti necessari, hanno tuttavia cercato di attraversare illegalmente il confine fra il Sudan e l’Egitto, una zona desertica con temperature molto elevate.

Il Sud Sudan, staccatosi dal Sudan nel 2011, e da dove io scrivo, ha ricevuto fino a oggi circa 700.000 sfollati che fuggono dalla violenza e insicurezza nel Paese vicino. Si tratta in gran parte, come già scritto sul Settimanale, di cittadini sud sudanesi che si erano rifugiati in Sudan a causa dei conflitti nel loro Paese di origine e che ora, per la seconda volta nella vita, devono lasciare tutto e spostarsi compiendo viaggi fra molti stenti e a volte pericoli.

L’emergenza umanitaria creata in Sud Sudan, dove il Paese non è ancora completamente uscito dalla propria guerra civile e dalle conseguenze delle alluvioni legate al cambiamento climatico, è davvero di vaste proporzioni. Le agenzie umanitarie internazionali fanno fatica a fronteggiare una situazione dove gli sfollati hanno bisogno di trasporto, cibo, riparo, acqua e medicine, per nominare solo i primi bisogni.

La Chiesa riceve naturalmente molti appelli a livello delle diocesi e delle parrocchie. A questo proposito colgo l’occasione per ringraziare vivamente la Caritas diocesana di Como che, attraverso la scorsa campagna di Avvento 2023, ha risposto molto generosamente a un appello presentato dall’ufficio Caritas della diocesi di Malakal.
Il contributo ha permesso di aiutare la popolazione di Leer, un’area difficile da raggiungere al centro del sistema delle paludi del fiume Nilo.

Tornando alla questione del Sudan, forse qualcuno di voi si chiede quali prospettive ci sono per porre fine a questa guerra dimenticata.
Per alcuni di noi missionari e missionarie comboniani che hanno vissuto a Khartoum, la capitale del Sudan, è ancora impossibile pensare che una tale città di più di 4 milioni di abitanti sia stata ridotta a un campo di battaglia e che le chiese, le scuole, le strutture sanitarie della Chiesa Cattolica siano diventati alloggi per i vari gruppi armati.

Continuiamo a pregare perché venga trovata una via d’uscita a questa situazione scioccante e il popolo sudanese possa tornare ad abitare le proprie terre in pace. Lo Spirito di Dio non manca mai di suscitare costruttori di pace, e ci sono vari movimenti della società civile sudanese che stanno cercando, fra molte difficoltà, di formare una coalizione che possa presentarsi come alternativa ai due principali partiti armati del generale Burhan, capo del governo ufficiale, e del generale Mohammad Dagalo, suo ex vice e capo delle milizie ribelli SRF.

Non è possibile in questo breve intervento presentare la complessità della questione sudanese, dove decine di anni di marginalizzazione su base etnica di alcune fasce della società, la tendenza dei militari a voler mantenere anche il potere politico e le tensioni fra Islam moderato e Islam fondamentalista, se così posso esprimermi, hanno costituito una miscela esplosiva che è esplosa con violenza inaspettata. Oltre a ciò, mentre molta dell’attenzione mondiale è concentrata sui due conflitti in Ucraina e Israele/Gaza, c’è chi sta continuando a fornire armi ai combattenti del Sudan.
Uno dei rischi è che il Paese si frazioni, mentre un’altra eventualità è che questo ambiente fluido diventi il rifugio ideale e la base di lancio per movimenti estremisti a matrice islamica, come è già avvenuto in passato.

Nonostante l’Italia sia relativamente lontana dal Sudan, penso che sia importante essere uniti in uno spirito di fraternità e di solidarietà al popolo sudanese in questo difficile momento della sua storia.

Suor Elena Balatti, missionaria comboniana

È possibile contribuire solo con donazioni via bonifico bancario intestato a:
Caritas Diocesana di Como
c/c bancario presso Banca Popolare Etica
filiale di Varese
IBAN: IT71Q0501810800000017211707
Causale:
Progetti Sud Sudan

Si precisa che le offerte alla Caritas diocesana di Como non sono deducibili ai fini fiscali

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